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domenica 27 maggio 2012

Baglioni canta noi no alla partita del cuore 2012

Baglioni canta noi no alla partita del cuore 2012

mercoledì 23 maggio 2012

Claudio Baglioni commemora Giovanni Falcone

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-87a58697-fdd0-474d-9bf5-7b26a1b97fbf.html dall'aula bunker di Palermo Baglioni commemora Giovanni Falcone nel 20 anniversario della strage di Capaci cantando Noi no.

OGGI BAGLIONI ALLA PARTITA DEL CUORE SU RAI UNO

http://www.liberoquotidiano.it/news/1002938/Calcio-il-23-maggio-La-Partita-del-Cuore-in-ricordo-di-Falcone-e-Borsellino.html
http://www.baglioni.it/news_dettaglio.php?id_news=65

Palermo, 29 apr. (Adnkronos) - La Partita del Cuore per non dimenticare, giunta alla sua ventunesima edizione, sara' dedicata al ricordo dei 20 anni dalla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. L'evento si terra' il 23 maggio alle ore 20.40 allo stadio Renzo Barbera di Palermo: di fronte la Nazionale Italiana Cantanti e la Nazionale Magistrati.

La Partita, che sara' trasmessa in diretta in prima serata su Rai Uno, va oltre la gara sportiva grazie a diversi momenti di riflessione e testimonianze contro il muro del silenzio e dell'omerta': VENTI, questo il tema scelto da Claudio Baglioni, vedra' in campo, tra gli altri, Enrico Ruggeri, presidente della Nic, Neri Marcore', Luca Barbarossa e Raoul Bova che da anni condividono progetti e iniziative a scopo benefico.

Per la Nazionale Magistrati, insieme al Presidente e capitano Piero Calabro', ci saranno, tra gli altri, il Capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso e Luca Palamara, per anni Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. L'evento, curato da Gianluca Pecchini, fara' parte di una giornata che Palermo dedichera' all'anniversario e che coinvolgera' migliaia di studenti provenienti da tutta Italia.

domenica 20 maggio 2012

Claudio Baglioni scrive su facebook il 20 maggio 2012


http://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial
Quanto accaduto a Brindisi
è un fatto drammatico, di una gravità sconcertante.

Perché Melissa – 16 anni - ha perso la vita;
perché Veronica – sua amica e coetanea – lotta con la morte,
perché è stata colpita una scuola,
luogo tra i più importanti e preziosi,
culla di coscienze, valori, etiche e ideali,
e perché quella scuola è intitolata a Francesca Morvillo Falcone e questo attentato cade a poco più di quarantotto ore dal ventesimo anniversario dell'attentato di mafia che costò la vita ai due magistrati e agli uomini della loro scorta.

La cosa più importante, però, in questo momento,
non è sapere di chi sia la mano che ha armato e fatto esplodere gli ordigni;
né che nome o che faccia abbiano gli assassini di Melissa e i feritori di Veronica e dei 5 ragazzi
né perché questo attentato si sia consumato proprio oggi e proprio in una scuola che aveva vinto la prima edizione del concorso sulla legalità,
la cosa più importante in questo momento
è dire - con grande chiarezza, fermezza e determinazione:
Noi no!

Noi no: non apparteniamo a questa barbarie;
noi no: noi rifiutiamo le logiche folli che la animano;
noi no: noi rinneghiamo questa oscena cultura di violenza, prevaricazione, devastazione e morte.

Noi no: noi non apparteniamo a nessuno dei mondi immondi che - in qualunque modo - incarnano, alimentano, sostengono o tollerano la follia e la barbarie che hanno lacerato il cuore di Brindisi e di tutto il Paese.

Noi no: noi siamo dalla parte dei valori;
dalla parte della giustizia, della moralità e dell'onestà
e al fianco di chiunque - qui e ovunque - lotti per affermare
diritto e legalità: la forza di chi non ha forza.

venerdì 18 maggio 2012

Scritto di Claudio Baglioni per Con- Voi mail list


Dieci anni, tanti ne sono passati dall'ultimo viaggio verso qualcosa di 
completamente inesplorato. E' tempo di ripartire, raccogliere le cose 
importanti quelle piccole o grandi senza le quali ci sentiremmo soli, 
disorientati e anche un po' persi. E prendere la via per cercare le cose che 
ancora ci mancano e ci spingono a preparare armi e bagagli e metterci in 
marcia: spazi, luoghi, colori, voci, suoni, silenzi, sguardi, panorami, 
orizzonti. Il 18 maggio 2013 a dieci anni esatti dall'ultimo carico di canzoni 
tutte nuove una lunga carovana di parole, note e idee partirà alla volta di 
scenari e terre da esplorare.Cerco compagni di strada,
compagni di metri e pensieri,
di passi e domande,
di desideri e futuro,
per un'altra avventura che nasce con voi
ma che potrà continuare a vivere
solo Con Voi




Con-voi: la nuova iniziativa di Claudio Baglioni

da http://www.facebook.com/fepgroup.concerti
in bocca al lupo a Claudio Baglioni per questa nuova avventura! ISCRIVITI alla mailing list, riceverai a breve uno scritto esclusivo di Claudio Baglioni. In questo nuovo viaggio lungo 365 giorni, potrai trovare clip, anticipazioni esclusive, aggiornamenti e anteprime di CON VOI direttamente nella tua casella di posta elettronica. www.con-voi.it

mercoledì 16 maggio 2012

Claudio Baglioni scrive su Facebook il 16 maggio 2012


Grazie.
Lo dico subito.
Grazie mille.
Grazie infinite.
Grazie di cuore.
Dal cuore.
Per tutti i pensieri.
Per tutti gli auguri.
Per tutti i regali.
Grazie davvero
per ogni prezioso secondo di vita
che è stato messo via,
tolto dal resto
per dedicarlo a me.
È che non si pensa mai
che se uno fa una cosa per te
oltre a questo
rinuncia così a farne un'altra.
Sceglie.
E ogni scelta è un valore e un impegno.
Perciò chiedo scusa.
Se spesso non rammento il tuo nome
e non so come farlo seguire al mio grazie.
Chiedo anche perdono
se poi me la cavo
con un semplice grazie.
Che è gratis.
Tu abbi la grazia di volerlo ricevere.
Di accoglierlo e tenerlo con te.
E se una volta non ti ho riconosciuto
ti sarò sempre riconoscente.

lunedì 7 maggio 2012

Claudio Baglioni scrive su Facebook il 07.05.2012


http://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial
I giorni cominciano e finiscono
tutti allo stesso modo.
È in mezzo che cambiano,
che si distinguono uno dall'altro.
La scorsa domenica passava sbiadita
vestita di grigio uniforme.
Gli uomini avevano smesso
per qualche ora del giorno festivo
le loro divise d'impiego al lavoro.
I soldatini riposavano,
ognuno a suo modo,
dalle battaglie di sempre.
La guerra moderna e nascosta
senz'armi e bombardamenti
che generali in giacca e cravatta
combattono asserragliati
dietro scrivanie e computer
a colpi di mercati e speculazioni.
E così i soldatini cadono sparati
senza neanche sapere il nemico.
I cecchini del conflitto globale
si annidano ovunque
e prendono la mira
anche da molto lontano.
Il generale inverno
con le sue truppe fantasma
è di nuovo fuggito
come gli succede ogni anno.
Maggio è arrivato
con il più rapido dei suoi partigiani.
Infatti lo chiamano Primo
ma l'han visto un po' stanco e invecchiato.
Un tempo c'era una festa che non sai.
Anche oggi la fanno
ma non è più la stessa.
Festa del Lavoro che manca,
di chi troppo spesso ci muore
e di chi non ce l'ha.
Un lavoro non è solo sostentamento.
È riscatto, cultura e realizzazione.
È un patto, avventura e soddisfazione.
Ci fondarono questa repubblica.
Mio zio il primo maggio
metteva all'occhiello un garofano rosso.
Un socialista ostinato ma vero.
Di fede e di fatto.
Tutta una vita da contadino
(da bambino credevo che lo chiamassero Dino come diminutivo, per quello) s'era infine spostato in paese prendendo, con i pochi risparmi un baretto osteria.
Stazionava tutto il giorno
col cappello calcato,
appoggiato all'ingresso
e offriva da bere ai clienti
e ai passanti che invitava ad entrare.
'Per pagare e morire c'è sempre tempo.
Me li dai la prossima volta'.
Morì poco tempo più avanti.
Cirrosi epatica da bravo beone
a forza di brindisi e aperitivi.
Ma da beato e senza rodersi il fegato
per le altre cose.
I soldi spariti dalle saccocce
ma un sacco di amici in cordoglio.
Per quel socialista di fede e di fatto.
Mio padre invece fu dapprima monarchico
perché i Carabinieri erano fedeli al re.
Poi restò monarchico pure quando il re non ci fu più.
Quanto sembra lontano
quel tempo di coerenza e onestà.
Su una cosa sola papà cambiò idea.
Cacciatore da giovane
come quasi tutti in campagna,
da uomo maturo
abiurò quella pratica assurda.
Diceva che i fucilatori sono repressi.
Tirano a qualcosa che va più veloce o più in alto oppure è più forte.
La prevalenza degli esseri umani
su tutto il restante
chi l'ha decisa?
Una notizia di giorni fa
diceva di un centro di vivisezione di cani in cui veniva vietato l'ingresso ai cronisti per evitare uno stress ai poveri beagle.
Sperimentazione animale
la chiamano.
Curioso come basti trovare
un nome azzeccato
e tutto appare diverso.
Questo è il pericolo delle parole,
delle astute definizioni,
del pettegolezzo imperante,
dell'informazione cialtrona.
O tempora o mores.
Mala tempora currunt.
Forse ogni epoca ha avuto il suo bel da fare.
La storia ripete il suo canovaccio.
Però quanta infame desolazione
c'è nelle cronache che ci raccontano.
Quanto inutile gossip
dietro ai suoni stonati
di pifferi senza magia.
Sono solo miseri spifferi.
Non vènti di liberazione e di libertà.
Quanti deprecabili sprechi
di risorse e di sane energie.
Invece di una buona e corretta amministrazione.
Quanti esempi sbagliati.
Scempi di verità e del bene comune.
Al posto di insegnamenti e sapiente saggezza.
Perché ha vinto l'ignoranza sulla conoscenza?
Il pensiero cinico sul senso civico?
Il diritto al menefreghismo
sul dovere della responsabilità?
Già un bel po' di anni fa
scherzavo - ma non troppo -
con toni da frate predicatore
(è un destino, lo so)
sul prepararci a un'era dei limiti.
Avevamo vissuto oltre le possibilità.
Cantato a lungo e a squarciagola
note acute, troppo alte e difficili
del pentagramma del vivere facile.
Come si usa dire,
sopra le righe.
E non solamente di soldi.
Ma anche di gesti, di fatti, di vuoti ideali.
I danni sono tremendi.
Non quantificabili.
La classe dirigente,
politica e gestionale,
è colpevole.
Senza attenuanti generiche.
Eppure non vuole ammetterlo.
Eppure non sa farne ammenda.
Eppure non molla.
Si traveste, si cela, si adatta.
Capace di rigenerarsi in altre forme
e in prossime mode.
Il momento è durissimo.
E bisogna sapere distinguere.
I disastri risalgono agli anni passati.
Chi c'è adesso, chi verrà
dovrà governare crepe e macerie
provocate da altri.
È ingiusto addossargli la croce.
Mi viene alla mente
il pedone davanti alle strisce
che, povero,
tenta di attraversare la strada
nello sfrecciare imperterrito di automobili senza pietà.
Finalmente una si blocca
per lasciarlo passare
e lui finisce col prendersela
a insulti e gestacci
proprio con l'unico autista che s'è fermato, che gli è a portata di voce, emblema di tutta la categoria.
Il solo che ha voluto portagli un aiuto.
E occorre rinascere con cuore e coraggio.
Il nuovo non è sempre la cosa migliore.
Però non ci sono tanti altri numeri su cui puntare.
Anche questa primavera ci ha illuso un po' presto ma non potrà tardare ancora per molto.
E per cambiare stagione
devi cambiare pure il tuo armadio.
Ciascuno è immagine o specchio
di ciò che riflette
o di quello a cui si mette di fronte.
Siamo il risultato del calco del nostro modello.
Identificabili per collimazione
seguendo latitudine e longitudine
dei punti di riferimento.
Se in qualche occasione
ti riconosci in quello che sono
prego il cielo che tu non abbia mai modo di vergognarti di me.
E che io possa sempre andar fiero
di questo e di te.
D'altronde se a volte,
con pelosa ironia,
mi si dà del Divo e Divino,
è un cómpito quasi scontato.
Dicevo sogghignando,
tra me stesso e me solo,
Va Bene: io mi prendo di/vino
visto che qualcun altro
ultimamente ha preso d'aceto.
Il paesaggio di sotto e di sopra
è in preda alle nuvole.
È di nuovo domenica.
Finestre imperlate di pioggia.
Migliaia di gocce rimaste sui vetri
tenacemente attaccate
con il loro piccolo carico d'acqua.
Minuscole lenti a fare da schermo
agli occhi di quel che c'è fuori.
Lo sguardo si fa compagnia
con quell'universo di fragili mondi.
Umide pietre di cielo.
Le lacrime di tutti.
Arriva un'altra sera.
Se un intero giorno non tramonta
e non passa la notte
non ci sarà un'alba nuova.
Non maledire l'oscurità
ma accendi una candela.
Io ho fede in te
perché chi crede
non chiede perché.

domenica 6 maggio 2012

ancora sulla querelle Rossi- Baglioni


http://www.cinquew.it/articolo.asp?id=9281
5/5/2012 ROMA - Tutti, o quasi, contro Vasco Rossi a Uno Mattina in Famiglia, il programma del mattino del sabato e della domenica di Rai1, condotto da Tiberio Timperi e Miriam Leone, firmato da Michele Guardì e Giovanni Taglialavoro, Tony Cucchiara, Antonella Barbaglia, Fiore Caputo, Antonio Lubrano, Marco Aprea, che ne è anche il regista, e Enrico Biego. Questo sabato, il protagonista dello spazio musicale, a lui dedicato, è stato Claudio Baglioni, con le sue intramontabili canzoni. Tra gli altri, erano presenti come ospiti il regista Duccio Forzano e il critico e grande conoscitore di musica internazionale Dario Salvatori.
"Vasco Rossi ha un disagio e spara e sparla contro tutti - ha detto Salvatori -. Sta sempre su Twitter, ha troppo tempo libero. Quello che fa lui non si fa". Questo è stato a commento di frasi offensive pronunciate da Vasco su alcune canzoni del cantautore romano.
In linea con il critico musicale anche Forzano, che collabora con Baglioni. Il regista televisivo ha anche rivelato l'inizio del suo rapporto con il Claudio Nazionale: "Ho cominciato con il videoclip Bolero, da quel momento siamo andati avanti. Sempre con emozioni, quelle emozioni che danno a giovani e meno giovani - e daranno ancora - da sempre le canzoni di Baglioni".

di Manuel Dafnetto

alessandra amoroso canta e tu come stai? di Claudio Baglioni


martedì 1 maggio 2012

Baglioni scrive su facebook il 1 maggio 2012

http://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial
Pelagie senza ali: restituire a Lampedusa e Linosa diritti e speranza e a noi il senso dello Stato.

Tra pochi giorni, volare da e per Lampedusa e Linosa sarà impossibile. Le compagnie aeree non garantiranno più la cosiddetta “continuità territoriale” e l’unico collegamento tra le Pelagie e il continente resterà il traghetto. Mare permettendo, ovviamente. Cosa tutt’altro che scontata. 
Decidiamolo una volta per tutte: gli italiani di quelle isole sono italiani o no? Voglio dire: lampedusani e linosani sono cittadini Italiani proprio come me e come voi o sono italiani di serie b? Cittadini italiani di nome, ma non di fatto? 
Godono degli stessi diritti di cui godiamo noi che viviamo a Roma, Napoli, Firenze o Milano, ma anche ad Altopascio, Bordighera, Canicattì o Domodossola o no? E – ammesso che la risposta sia sì - ne godono di fatto o solamente sulla carta? Stabiliamolo: una volta per tutte.
E stabiliamo anche se i diritti che rientrano sotto il concetto alto di cittadinanza sono gli stessi per tutti gli italiani – sia che vivano in un comune piccolo o grande, città, provincia o area metropolitana - o dipendono dalla quantità di persone che compongono una certa comunità? 
Mi spiego meglio: quanti bisogna essere per poter essere davvero cittadini italiani? Dieci? Cento? Mille? Centomila? Un milione? O anche una sola persona può godere del titolo di cittadino italiano? Una sola persona è sufficiente, dite? Anch’io sarei propenso a pensarla così, ma mi chiedo: se è davvero così, perché le seimila anime di Lampedusa e Linosa dovrebbero fare eccezione?
Allora, forse, la cittadinanza non dipende dal numero, ma dalla distanza dalla Capitale? Dunque vediamo: sono italiani i poco più di mille che vivono a Santa Maria di Leuca (LE), sulla punta estrema della Puglia, (685km da Roma, secondo Google); italiani i sessanta abitanti di Fonte della Roccia (BZ), il centro abitato più settentrionale d’Italia, al confine con l’Austria (769 km da Roma); italiani i quasi tremila di Courmayeur (AO), al confine con la Francia (811 km da Roma) e italiani i quasi ventimila che abitano a Pozzallo (RG), tra le punte più a sud della Sicilia, a 913 km dalla Capitale. 
Ecco, forse, svelato l’arcano: per godere del pieno diritto di cittadinanza non bisogna superare i mille chilometri di distanza dalla Capitale. Le circa seimila anime che abitano le Pelagie, non godono pienamente dei diritti di cittadinanza, perché risiedono a più di 1.200 da Roma. Non solo, ma vivono su due isole che si trovano a 127 chilometri dalle coste italiane e solo a 113 chilometri da quelle tunisine: isole d'alto mare, appunto (questo significa Pelagie), i centri abitati più meridionali d’Italia, ma anche il lembo di terra europea più a sud di tutta l'Unione. Dunque è chiaro: in Italia tutti i cittadini sono uguali, a patto, però, che non risiedano su isole che si trovano a oltre mille chilometri dalla capitale e a più di 120 chilometri dalle nostre coste. 
C’è una sola parola per questo stato di cose: follia. 
Capisco tutto: la gravità della crisi, le regole del mercato (da quando è lui che governa noi e non viceversa? E dove è scritto che dovrà essere così per sempre?), i criteri di economicità e redditività di certi servizi, l’esigenza di tenere sotto controllo la spesa pubblica, il peso del debito, l’oscena emorragia dell’evasione fiscale, ma credo che il destino di un’intera comunità di cittadini italiani meriti rispetto e attenzione e che si debba compiere ogni sforzo possibile (e forse anche qualcuno “impossibile”) per garantire a tale comunità di godere dei diritti fondamentali di cui gode ogni altro cittadino di un Paese civile, democratico e – malgrado tutto – ricco, come il nostro. 
Anche perché quella di lampedusani e linosani non è una condizione nuova e non dipende da questa crisi. E’ così da sempre. Lontano dagli occhi – si dice – lontano dal cuore. E’ tristemente vero: Lampedusa e Linosa sono, da sempre, drammaticamente lontane dagli occhi e, dunque, dal cuore della politica, sia italiana che europea. 
Il prezzo di questa decennale assenza della politica è salatissimo, sia sotto il profilo sociale, che economico. Le Pelagie sono, in assoluto, il lembo d’Europa che offre meno opportunità a chi non intende rinunciare a vivere nella propria terra (il che è un diritto e non una pretesa) e, allo stesso tempo, i “quartieri” d’Europa nei quali l’euro vale meno che in qualunque altro mercato del Continente. A lampedusani e linosani, infatti, tutto - ma proprio tutto - costa di più: non solo acqua, luce, gas e benzina, ma anche i generi alimentari di base, sempre ammesso, ovviamente, che il mare sia clemente e che la nave riesca ad attraccare per consegnarli! 
Tutto questo, senza parlare dell’emergenza sanità. Qualsiasi patologia che non possa essere affrontata presso il posto di pronto soccorso locale, rappresenta, infatti, una minaccia estremamente seria, e gli abitanti delle due isole sono costretti a ricorrere all’elicottero o all’aereo, per farsi curare in Sicilia o in continente, con disagi, costi e rischi non difficili da immaginare. Cosa succederà adesso che l’ultimo bando per i collegamenti aerei da e con le isole è andato deserto e che l’unico modo di raggiungere il Continente resta un’odissea di otto ore su un traghetto, sempre ammesso che il mare acconsenta a lasciarsi navigare?
Il tutto, senza considerare i gravi problemi per l’unica risorsa economica delle Pelagie: il turismo. Un comparto già agonizzante (a causa degli incalcolabili danni di immagine prodotti dallo stillicidio di arrivi e recuperi in mare dei migranti) al quale la mancanza di collegamenti aerei finirebbe col dare il colpo di grazia.
Ripeto, ancora una volta, la domanda: gli italiani di Lampedusa e Linosa sono italiani o no? Voi come vi sentireste al loro posto? E cosa fareste?
Personalmente credo che, fino a quando un solo cittadino italiano reclama, inascoltato, la pienezza dei propri diritti, il nostro Paese non può dirsi degno di tutto ciò che le parole Paese civile e democratico, oggi, significano. Spero che le persone che – ad ogni livello istituzionale – ci governano, abbiano al più presto occasione di dimostrare il senso di responsabilità, la sensibilità, la serietà e la professionalità, di cui sono accreditate e trovino il modo di restituire le ali alle Pelagie e la speranza alla loro gente. E, a tutti noi, il senso di cosa significhi davvero godere dei diritti di cui godono tutti i cittadini di un grande Paese.