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sabato 30 agosto 2014

CLAUDIO BAGLIONI INCONTRO GRATUITO ASTI 19 SETTEMBRE 2014

https://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial
Per la sua serata di chiusura, la rassegna “Collisioni” avrà l’onore di ospitare, il 19 settembre alle ore 21.30 ad Asti, l'incontro-dialogo tra CLAUDIO BAGLIONI ed Ernesto Assante.
L’incontro cade nell’immediata vigilia della ripartenza – sabato 18 ottobre - del “ConVoi Retour” che vedrà Baglioni in scena in alcune tra le più importanti città italiane.
Il 2014 è un anno speciale per il grande musicista, autore e interprete italiano. Si celebrano, infatti, i cinquant’anni del primo concerto in Piazza San Felice da Cantalice, nel quartiere Centocelle a Roma, quando Baglioni si esibì in pubblico per la prima volta, interpretando la versione italiana di un grande successo di Paul Anka.
Baglioni ripercorrerà le tappe fondamentali della sua straordinaria carriera, parlerà della sua attività di compositore, scrittore e autore di canzoni e dell’imminente partenza del “ConVoi Retour”, un progetto artistico ambientato in un cantiere, simbolo di quella ricostruzione ideale, valoriale ed etica che non può più essere rimandata.
“La ricostruzione – spiega Baglioni - non è un fatto individuale, ma un processo collettivo, nel quale tutti sono chiamati a fare la propria parte, mettendo in gioco idee, valori, volontà, energie, in una parola: se stessi, perché il futuro è una città che si disegna e si costruisce insieme, diventando ognuno di noi operaio di questa grande opera”.

venerdì 29 agosto 2014

SCALETTA DEI BRANI E VIDEO FOTO BAGLIONI- REA IN CONCERTO AD ISCHIA IL 27 AGOSTO 2014

https://www.youtube.com/watch?v=1Qtvit3emyk (sabato pomeriggio)

https://www.youtube.com/watch?v=r7w8OQVMQkY (la canzone dell'amore perduto)

https://www.youtube.com/watch?v=CdlyjRhm8V0 (quei due)

https://www.youtube.com/watch?v=W6cjH7AjtxM (il nostro concerto)

https://www.youtube.com/watch?v=rS8ycL5bj80 (Yesterday)

https://www.youtube.com/watch?v=UHryz5kp2hY (stelle di stelle)

https://www.youtube.com/watch?v=_-IdawBRppk (tamburi lontani)

https://www.youtube.com/watch?v=gOr3H0eSVEw (chissà se mi pensi)

https://www.youtube.com/watch?v=uGjhFo5sENk (reginella/ reginella reginè)

https://www.youtube.com/watch?v=-CVE7nkbwbQ (mille giorni)

https://www.youtube.com/watch?v=z_ZwGtPArjY (quante volte)

https://www.youtube.com/watch?v=IPwSPDCklUE (fammi andar via)

https://www.youtube.com/watch?v=sbZWzNul_OU (via)

https://www.youtube.com/watch?v=o4CwnwuJbkQ (io dal mare)

https://www.youtube.com/watch?v=398zCI3wpSc (fotografie)

https://www.youtube.com/watch?v=8F4E8S4nunQ (poster)







http://www.baglioni.it/download_foto_dettaglio.php?id_gallery=44 (FOTO DELLA SERATA)

Scaletta concerto Ischia Claudio Baglioni (con Danilo Rea,Paolo Fresu & Calandra Trio Jazz) Grazie a Ivan

E tu come stai
Solo
Con tutto l'amore che posso
Avrai
Dieci dita
Un po di più
Io dal mare
Reginella
Reginella Reginé
Santa Lucia luntana
Poster
Quei due
Fotografie
Yesterday
Il nostro concerto
La canzone dell'amore perduto
Chissà se mi pensi
Tamburi lontani
Quante volte
Fammi andar via
Amore bello
Questo piccolo grande amore
E tu
Sabato pomeriggio
E adesso la pubblicità
Stelle di stelle
Via
Mille giorni di te e di me

http://www.ildispari.it/it/arriva-baglioni-tutto-pronto-per-il-concerto/

Arriva Claudio Baglioni. E l’isola attende con ansia il suo concerto, uno degli eventi clou di “Piano & Jazz”, in programma domani sera al Negombo. E durante il sopralluogo con Tony Conte il cantautore è già parso in formissima: «Ascoltare Claudio Baglioni cantare “Fotografie”… è stata un’emozione unica» rivela Conte. Aggiungendo: «Sarà un concerto imperdibile».

http://www.ildispari.it/it/il-27-agosto-suona-ad-ischia/
Definito il programma della settima edizione di “Piano & Jazz” che si svolge sull’isola d’Ischia dal 25 al 31 agosto.

Un festival ricco di sorprese: una su tutte il concerto di Claudio Baglioni, il 27 agosto, che torna a Ischia dopo 34 anni con un appuntamento speciale impreziosito dalla partecipazione di Danilo Rea. Claudio Baglioni interpreterà i suoi più grandi successi al pianoforte nella suggestiva cornice dell’Arena del Negombo nella baia di San Montano, in una contaminazione tra il jazz e artisti di primissimo livello della musica italiana a cui Piano & Jazz ci ha abituati.

Non mancherà il Jazz vero sugli stages di Piano & Jazz: sul Castello Aragonese di Ischia, Paolo Fresu e Danilo Rea si esibiranno nel Piazzale delle Armi, Maria Pia De Vito insieme ad Enzo Pietropaoli e Julian Mazzariello saranno protagonisti di “Stolen Songs” presso il Calise di Ischia.

All’Arena del Negombo una tre giorni di jazz per veri intenditori dal 28 al 30 agosto: il talento di Hiromi pianista giapponese ormai affermatissima in tutto il mondo, Michel Camilo pianista dominicano vincitore di due Grammy, Tomatito chitarrista spagnolo di flamenco, Anthony Jackson noto bassista americano e Steve Smith annoverato dalla rivista Modern Drummer tra i 25 migliori batteristi di sempre.

Chiuderà il festival presso il Divina di Sant’Angelo, Nick The Nightfly Quintet storica voce di Montecarlo Night in una incantevole cornice in riva al mare


martedì 26 agosto 2014

INTERVISTA BAGLIONI TG1 DEL 25 AGOSTO 2014

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-81f82568-4bb5-4737-b984-cea36647fe80-tg1.html

INTERVISTA BAGLIONI TG1 DEL 25 AGOSTO 2014

giovedì 21 agosto 2014

LA SECCHIATA DI CLAUDIO BAGLIONI PER LA SLA


martedì 19 agosto 2014

INTERVISTA CLAUDIO BAGLIONI PANORAMA 19 AGOSTO 2014

http://cultura.panorama.it/musica/Claudio-Baglioni-50-anni-intervista
di Gianni Poglio

Una vita straordinaria tra musica, successi e tour. Claudio Baglioni li festeggia in questo 2014, cinquant'anni dopo la sua prima esibizione a Centocelle in Piazza San Felice da Cantalice. Da lì in poi la sua storia ha preso un'altra corso. Che oggi tutti conosciamo. Quella che segue, più che un'intervista, è il racconto di una vita intera. Che Claudio ci ha raccontato tappa per tappa, decennio per decennio, lo scorso novembre. Partendo proprio da Centocelle, dalla prima volta in pubblico con una canzone in italiano di Paul Anka...

"Per gli amici sono un TomTom vivente, quello a cui si telefona a qualsiasi ora per una dritta sul tragitto più breve o la strada meno trafficata. Chi mi conosce bene sa che distanze e percorsi non hanno più segreti per me. Ho battuto l’Italia palmo a palmo trasformando qualunque spazio in un palcoscenico: balconi, autobus, stazioni della metropolitana, camion, piazze, marciapiedi, teatri lirici, stadi e palasport. Una vita nomade, ma meravigliosa". Parola di Claudio Baglioni.

Una vita in tour.

"Gran bella parola. Nella mia testa evoca l’immagine di uno sconfinato parco divertimenti e tanti amici con cui giocare senza annoiarsi mai".

Le nuove date dei suoi concerti arrivano esattamente dopo 50 anni di palco. Che cosa ricorda della prima volta?

"Il luogo, Piazza San Felice da Cantalice a Centocelle, e il brano, Ogni volta di Paul Anka.  Mi ero iscritto a un concorso canoro per emulare due amichetti di condominio. I miei non sapevano come gestire la cosa perché non avevano alcuna inclinazione musicale. Ho passato tre giorni a fare prove davanti allo specchio di mia madre. Il colpo di teatro era un movimento a scatto della gamba. In famiglia eravamo convinti che Anka si chiamasse così per il suo modo di ancheggiare. Ovviamente non era vero".

Les Images è invece il nome della sua prima band.

"Era un complessino beat amatoriale. Negli anni Sessanta, in ogni condominio di periferia c’era un gruppo beat. Il nostro aveva una formazione singolare: suonavamo tutti la chitarra. Sapevamo bene che chitarristi e batteristi erano i più gettonati tra le ragazze. Diciamolo pure: non eravamo spinti dal sacro fuoco dell’arte. Una volta ci affacciammo dal balcone di casa mia a Centocelle e suonammo tutti e sette la chitarra. Volevamo fermare il mondo con quell’esibizione, ma in realtà non fermammo proprio nessuno. Alcuni del gruppo si erano addirittura lisciati i capelli sull’asse con il ferro da stiro per apparire più affascinanti. Ma non servì a nulla. Sette o otto anni fa sono tornato su quel balcone per uno show improvvisato, un tuffo nella memoria. Quando si sono spalancate le finestre e sotto c’era una folla, ho avuto la percezione reale di quanto fosse cambiato tutto. Ripercorrere le strade che hanno segnato la vita ha un sapore agrodolce, è un viaggio nel participio passato, in quello che è stato e non tornerà più".

La sua è una storia di canzoni d’amore, di buoni sentimenti e testi popolari. Tutto questo, negli anni successivi al 1968, veniva bollato come qualunquista e reazionario. Se l’è mai vista brutta?

Un po’ di ostracismo c’è stato. A quei tempi era un handicap non ragionare per estremi. Non sono mai stato uno che cercava lo scontro con la polizia, anche perché mio padre era un carabiniere e io in ogni divisa vedevo qualcosa di familiare. Avere posizioni moderate e non omologate mi portava a fare il mediatore nelle assemblee studentesche o durante le occupazioni e gli scioperi. Risultato: mi odiavano praticamente tutti. Una volta, venni assalito due volte nel giro di pochi minuti. Prima mi bloccarono i maoisti, poi i missini. Spintoni, minacce e altre galanterie. Come artista, ho subito volantinaggi: «Stasera ti daremo un centinaio di legnate, veniamo a riprenderci la musica che è nostra». Ecco, il tenore dei messaggi era questo.

Prima del successo di Questo piccolo grande amore nel 1972 c’è una parentesi polacca fatta di concerti sold out e ragazze in delirio davanti ai camerini.

"In Italia ero un perfetto sconosciuto, in Polonia e Cecoslovacchia un idolo delle folle con le groupie al seguito. Fu un trionfo inaspettato e un’esperienza surreale al tempo stesso. Ogni pomeriggio, durante le prove nei teatri, c’erano cinque funzionari di partito con tanto di impermeabile seduti in platea. Dovevano valutare se i testi delle mie canzoni avevano contenuti ostili alla rivoluzione. Capirai... Sembrava la scena di un film sulla Guerra Fredda. A Varsavia ho anche rimediato una figuraccia epocale. Salgo sul palco senza guardare attentamente il pubblico. Dopo un paio di brani, dico: «Questa canzone è dedicata alle bellissime ragazze polacche». Nessuna reazione. Penso a un problema di pronuncia e ripeto la ruffianata due o tre volte. Niente. A un certo punto qualcuno mi fa cenno di piantarla. E, finalmente, intuisco il senso di quel silenzio: in sala c’erano solo i soldati di una guarnigione che erano stati invitati allo show".

A metà anni Settanta, in piena Baglioni-mania, lei e Francesco De Gregori, vi date appuntamento in Piazza del Pantheon, a Roma, per uno show improvvisato. Un flop. Corretto?

"Sì. Eravamo convinti di fermare il mondo in quanto volti noti. E, invece, della nostra presenza non si accorse nessuno. Un gruppetto di turisti giapponesi lanciò quattrocento lire nella custodia della chitarra. Quella fu l’unica reazione. Ci eravamo fatti il film di essere sottratti all’abbraccio dei fan dalla polizia. Al contrario, la gente ci passava di fianco nella più completa indifferenza. Nemmeno uno che dicesse «Ma io questi due credo di averli già visti»".

Su quel che successe in Piazza del Pantheon la sua versione e quella di Gregori divergono.

"Lui racconta che io ci sono rimasto malissimo perché ero quello più sensibile e romantico. Io invece sostengo che a rimanere sconvolto da quell’episodio fu lui perché da sempre molto più vanitoso di me".

Camion, autobus, balconi e concerti  di strada: la sua carriera è costellata da esibizioni informali e a sorpresa. Perché lo fa?

"Queste sfide, che mi sono sempre procurato da solo, sono salutari. Il senso è quello di ridimensionarsi, di tornare con i piedi sulla terra. Sa, in questo mestiere, quando si iniziano a benedire le folle significa che nella testa si è rotto qualcosa. Ed è ora di intervenire".

Negli anni Ottanta gli stadi italiani si riempiono per i suoi show. Milioni di fan e una sfida impossibile: suonare tutti gli strumenti da solo.

"Le folle del tour denominato Alè-oo furono impressionanti. Avevo le vertigini, a un certo punto fu come andare fuori strada. Quattro anni più tardi, nel 1986, feci una pazzia: suonare negl stadi da solo. Manovravo una serie di strumenti collegati tra loro come un’orchestra virtuale. Uno stress pazzesco: del concerto di San Siro con centomila persone ricordo solo l’inizio e la fine. Nulla di quel che è successo in mezzo. Ero in trance".

A turbare il periodo d’oro arriva nel 1988 la contestazione allo stadio di Torino durante lo show organizzato da Amnesty International.

"Venti minuti di fischi e insulti. Venivano dalla fazione rock, molti erano fan di Bruce Springsteen. Il bello è che mi era stato chiesto di partecipare per spingere un po’ le vendite dei biglietti che non erano esaltanti. Accettai e finì così. Al momento reagii bene, ma nei tre mesi successivi fu durissima. Ricordo che un giorno dissi tra me e me «Oddio, è finita». Non era così".

Tutti gli artisti, anche i meno inclini alla trasgressione, descrivono i tour come un momento di sospensione della realtà, uno stacco totale dal mondo e dai suoi ritmi. Come si concilia questo con la vita familiare e quella di tutti i giorni?

"Non si rientra mai subito nella realtà. Io non ho un approccio bohemienne o spericolato, ma quando finisce un concerto è impossibile spegnersi. Se, come me, sei uno di quegli artisti che come unica droga si concede l’adrenalina, non vai a comunque a dormire prima delle 7 del mattino. Dopo uno show sei una bomba e, quando sei al massimo della luce, vorresti non spegnerti mai. In quei momenti sembra che il mondo sia un posto bellissimo dove stare. E così, quando rientri a casa c’è inevitabilmente il rincoglionimento, perché ti senti inutile come il soldato che torna dalla guerra che non ha più un mestiere, un’identità. Ecco, il problema è smettere".

Il titolo del suo ultimo album, Con voi, ha il sapore di un tributo a cinquant’anni di storia condivisa. Con quelli che hanno lavorato con lei ma anche con i fan che hanno reso tutto questo possibile.

Quando si inizia a intravedere un’idea di finale, dell’ultima parte di una storia, si fanno un po’ di conti. La mia è una storia inesorabilmente intrecciata a quelle di migliaia di vite che sono transitate nell’orbita Baglioni. E non parlo solo dei miei collaboratori, ma anche di quelle persone che a sessanta o settant’anni sono ancora lì a cantare e a saltare su una gradinata. Quando li osservo dal palco divento tutto cuore.

Qual è il momento della sua vita in the road che non dimenticherà mai, il ricordo più intenso ed emozionante?

Le due ore successive al concerto all’Arsenale di Venezia nel 1982. Tornai in camerino dopo un trionfo e senza dire nulla al mio staff me ne andai da solo per le calli. Sempre a Venezia, nel 1969, ero stato escluso malamente da un concorso. Mi ero piazzato ultimo. Uscii dall’albergo a pezzi  e iniziai a camminare distrutto sotto la pioggia. Pensai pure di buttarmi nei canali. Tredici anni dopo, volevo godermi, da solo come allora, il dolce sapore della rivincita: è stato bellissimo.

lunedì 18 agosto 2014

INTERVISTA CLAUDIO BAGLIONI A REPUBBLICA DEL 18 AGOSTO 2014

http://media.mimesi.com/cacheServer/servlet/CNcacheCopy?file=pdf/201408/18/0002_binpageNZ34.pdf&authCookie=375896777

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2014/08/18/news/baglioni_mezzo_secolo_di_musica_non_sono_fatto_per_il_successo_sono_uno_schivo-93990289/
ROMA - Cinquant'anni fa, nel quartiere romano di Centocelle, per la festa del Santo Patrono, San Felice da Cantalice, Ottorino Valentini decise di organizzare un piccolo concorso canoro, con tanto di festa in piazza. È lì che inizia l’avventura di Claudio Baglioni nel mondo della musica.

Baglioni, come se la ricorda oggi quella serata?
«Be’, che nulla era previsto. Non c’era nell’aria il segno che avrei dovuto fare quella strada, non c’era nessuna tradizione familiare. Abitavo nella periferia romana, a Centocelle. Venni a sapere che uno degli amici che vivevano nel mio palazzo si era iscritto a quel concorso. Per non essere da meno, lo feci anch’io. Mia madre mi confezionò un meraviglioso insieme di camicia rosa e pantaloni celesti, e mio padre fece da direttore artistico, scelse la canzone, un pezzo che era andato a Sanremo, scritto da Robi Ferrante e cantato da Paul Anka, Ogni volta. Provai per una settimana le mosse davanti allo specchio, ne avevo anche inventata una con la gamba un po’ da urlatore, e mi presentai. Non vinsi. Ma lo feci l’anno successivo, con grande soddisfazione di tutti».Ma poi come continuò?
«Un maestro di musica andò da mio padre e gli disse che non ero male, allora i miei mi iscrissero ad un corso di musica e mi comprarono la chitarra».

Se dovesse trarre un bilancio di questi cinquant’anni, a parte il successo, quali sono le cose essenziali della sua carriera?
«Innanzitutto che sia durata così tanto. Non avrei mai pensato che sarei arrivato a questo punto, davvero. L’altro fatto è che in fondo non mi sono reso conto mai che fosse una professione. È un mestiere che si impara ogni giorno, e se non fosse così potresti non avere più “fame”, non avere più passione. Ma ho anche un rammarico, perché alla fine scopri che in tutti questi anni avresti potuto fare di più. Io ho avuto anche lunghe pause, ho “perso” del tempo ».
Ma è diventato Baglioni...
«Si, ma ho faticato molto a mettere me stesso nel personaggio, il mio è un mestiere pubblico, lo richiede, e io non ero fatto per questo, sono sempre stato schivo ho dovuto imparare a non esserlo. Sei Baglioni anche quando il palco non c’è, non sei mai fuori servizio, sei sempre al lavoro con il resto del mondo, e questo è stato un percorso parallelo, una sfida tra due anime che credo si sia risolta».

Ha mai perso la testa per il successo avuto?
«Il delirio di onnipotenza? Quando sali sul palco e tutti urlano il tuo nome come al Colosseo, la trappola è forte. Puoi benedire le folle, hai centomila watt che amplificano la tua voce, che diventa messianica, ogni parola assume una profondità che non avrebbe senza l’apparato e il rituale. Però devo dire che sono stato fortunato, ogni volta che c’era questo rischio ho beccato uno schiaffo, un successo minore, quando potevo montarmi la testa qualcosa mi ha tolto il piedistallo. Certe volte ho anche sfidato la fama: tanti anni fa avevo paura di giocare il ruolo di quello che sembra democratico ma in realtà si sottrae al pubblico e alla vita. Allora mi comprai una macchina scoperta e decisi di andare in giro per Roma mostrandomi. Molti mi riconoscevano, mi salutavano e mi chiamavano per nome, finché non arrivo il momento della chiamata: “Baglioni!”, alla quale rispondi girando la testa e sorridendo, e arriva l’inevitabile “Ma vaffa...”. Mi è servito, la malattia della presunzione credo di averla evitata».

Tra successi e cambiamenti si può dire che lei sia rinato molte volte in questi 50 anni.
«Non so se me lo sono andato a cercare o se me lo sono meritato, ma di certo mi sono dato da fare. Il successo non dura mai per sempre. Devi cercare altre cose, stimoli, sentimenti...».

Rispetto agli altri cantautori della sua generazione lei aveva una matrice musicale molto più forte
«Si, molto variegata. Piccolo grande amore per esempio ha una struttura complessa, così come tutto il resto del disco. La musica è quasi matematica, ha le sue leggi. Questa forse è stata la vera differenza tra me e gli anni Settanta di altri protagonisti della canzone».
Curiosità musicale che il 30 agosto la porterà per la prima volta in una rassegna jazz. Un’altra rinascita?
«E chi può dirlo, io stesso sono molto curioso di vedere cosa farò. Mi piaceva l’idea di andare a cantare a Ischia per un motivo sentimentale: io sono frutto di una vacanza d’amore dei miei genitori a Ischia. Quindi ho detto di si e poi dopo due o tre giorni ho letto il programma e mi è venuto un groppo alla gola. Con me ci sarà Danilo Rea, e in questi giorni stiamo cominciando a scegliere il repertorio. Magari potrebbe nascere qualcosa di curioso ».

E poi si ricomincia il tour?
«Si, riprendo con il tour “Convoi”, che diventa “reTour”, con i tredici polistrumentisti di questo straordinario supergruppo che mi accompagna. Partiremo il 18 ottobre da Bruxelles. Ha avuto un grande successo, più di duecentomila spettatori».

Ha intercettato un sentimento, il cambiamento del paese.
«Credo di si. Il paese si è stancato negli ultimi venti anni, ha iniziato a immalinconirsi, sfasciarsi, perdere la certezza. Noi facciamo la nostra parte, come tutti, mettiamo in gioco idee, valori, volontà. Non mi piace che vinca il senso della disfatta, del sospetto, del “tanto non ce la si fa, il paese è finito”, quello che posso fare, che dovremmo fare tutti, è fare bene il mio mestiere, assieme agli altri».

E il nuovo disco?
«Quello che ho fatto mi ha messo una grande frenesia. Dopo 50 anni di musica e 45 di dischi, pensi sempre che sia il momento del gran finale. E invece fai qualcosa di diverso».

Ma il pubblico vuole Baglioni...
«Il mio lavoro è condannato tutta la vita ad essere popolare, non potrei diventare più un artista di nicchia. E questa è una bella cosa ma è anche una grande difficoltà. È una sfida che ti dà benzina anche se c’è il pericolo di essere banali o troppo ecumenici».

INTERVISTA A GIOVANNI BAGLIONI DEL 18 AGOSTO 2014

mercoledì 13 agosto 2014

SCONTRO TRA FONDAZIONE O'SCIà E COMUNE DI LAMPEDUSA

http://www.agrigentonotizie.it/cronaca/scontro-baglioni-nicolini-oscia-sabir-lampedusa-2014.htmlhttp://www.agrigentonotizie.it/cronaca/scontro-baglioni-nicolini-oscia-sabir-lampedusa-2014.html
Lampedusa, è scontro tra il Comune e la Fondazione di Claudio Baglioni

scontro "a viso aperto" tra l'Amministrazione comunale di Lampedusa e Linosa, guidata dal sindaco Giusi Nicolini, e i sostenitori di "O’Scià", la manifestazione organizzata per anni sull'isola dal cantante Claudio Baglioni.

"L'Amministrazione comunale di Lampedusa e Linosa – scrive in un comunicato la fondazione "O’Scià" - non ha coinvolto Claudio Baglioni, né ufficialmente né informalmente, in alcuna iniziativa per l'estate 2014". La precisazione degli organizzatori è arrivata dopo l'ufficializzazione del festival "Sabir", l'evento organizzato sull'isola dall'Arci.

E a "condannare" il mancato coinvolgimento di Baglioni nelle iniziative dell'estate 2014, ci ha pensato anche il gruppo di opposizione al Consiglio comunale di Lampedusa e Linosa: "Il sindaco, con decisione unilaterale e monocratica, senza interpellare il Consiglio comunale, organo deputato ad esprimere indirizzi politico-amministrativi e pareri in ordine a problematiche che investono l’interesse di tutta la collettività sia lampedusana che linosana, - spiegano i consiglieri Vincenzo Billeci, Domenico Maraventano e Andrea Montana - ha assunto la decisione di escludere dalle manifestazioni estive il maestro Baglioni, che, pertanto, non ripeterà la splendida e ormai rinomata kermesse".

Per i consiglieri di opposizione, "l'obiettivo, fissato e preparato da tempo, è, così, raggiunto: l'estromissione della manifestazione di Baglioni, portata in scena da anni sulla splendida spiaggia della Guitgia che ha dato notorietà e pubblicità alle nostre isole portando ricchezza alle popolazioni locali, in favore di 'Sabir', festival importato da Parma. La strategia, nella sua esteriore correttezza e presunta schiettezza, dimostra le doti del politico navigato, che non ha il coraggio di dire apertamente 'vattene' ed usa tutti i mezzi per sostituire una manifestazione, diventata internazionale e fortemente amata dagli abitanti delle Pelagie, con un’altra dall’esito incerto. Il sindaco continua, quindi, a non tenere assolutamente conto delle opinioni altrui, siano esse quelli della maggioranza dei consiglieri o dei cittadini".

I consiglieri, che difendono a spada tratta Claudio Baglioni, sostengono che si sarebbe dovuta dare la precedenza all'evento "O’Scià", inserendo al suo interno il festival "Sabir". "Baglioni - spiegano ancora i consiglieri - vanta diritto di precedenza scaturente dalla ultradecennale rappresentazione a Lampedusa, e non viceversa. Aver cercato di incastonare, con apparente gesto di elargizione gratuita e generosità bonaria, una manifestazione da tutto il mondo ormai ritenuta lampedusana in un’altra che nei disegni dell’attuale Amministrazione si vuole fare diventare quella principale, è scorretto".

"Risulta davvero assurdo - continuano - abolire il consolidato 'O Scià', per sostituirlo con qualcosa di simile ma di importazione e che porta con sé tutte le incognite della novità. Si dice che 'squadra vincente non si cambia', ma forse il senso di questo detto sfugge all’attuale Amministrazione che va ad intaccare proprio un’istituzione culturale diventata, nel tempo, un prodotto squisitamente isolano".

Secondo i consiglieri comunali dell'opposizione, "tutte le categorie degli imprenditori di Lampedusa hanno sostenuto la necessità ed il desiderio, naturalmente inascoltati, di rappresentare la manifestazione canora del maestro Claudio Baglioni, a cui tutti noi rassegniamo tutta la nostra stima, il nostro sostegno e la nostra solidarietà".

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E dopo le voci su una presunta unione dei due eventi, la Fondazione che fa capo al cantante romano ha fatto sapere che "né Claudio Baglioni, né la Fondazione 'O'Scià' hanno ricevuto dall'Arci alcuna comunicazione riguardo al progetto, né alcun invito – formale o informale - ad esserne parte. Abbiamo avuto notizie relative al programma, alle finalità e al nome stesso del festival – spiegano dalla Fondazione - soltanto dai media, a seguito della conferenza stampa di presentazione di questo festival. Infine siamo felici – concludono nel comunicato gli organizzatori di 'O'Scià' - di constatare che il Festival 'Sabir' abbia scelto di adottare lo stesso sottotitolo che Claudio Baglioni annunciò all'inizio di 'O'Scià', ovvero 'La vita è l'arte dell'incontro', e che lo ha connotato nei seguenti dieci anni d'incontri d'arte e di vita".

http://www.grandangoloagrigento.it/lampedusa-niente-o-scia-scontro-comune-e-la-fondazione-di-claudio-baglioni/