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lunedì 22 luglio 2013

RASSEGNA STAMPA SU CLAUDIO BAGLIONI DEL 22 LUGLIO 2013

http://www.lavocedivenezia.it/news.php?extend.9589.9

«Il 'disco' è morto, e con lui tutte le regole e le imposizioni di un mercato che ti soffocava'.
NOTIZIE MUSICA | Claudio Baglioni ha incontrato il pubblico e la stampa alla Versiliana. Claudio dal 2003 non pubblica un disco di inediti e mentre lo senti parlare capisci che deve aver sofferto le leggi e le imposizioni di un mercato discografico che poi è finito dove è finito.
Ora Baglioni pubblica un brano appena composto immediatamente in Rete: «Ricreare il tempo delle emozioni» il suo obiettivo. Fino ad ora ne sono usciti cinque, di cui tre in luglio. Il prossimo, il sesto, in uscita
sulla Rete e nei negozi digitali domani si intitola «L’ultima cosa che farò», un brano in cui Claudio parla di rivincita e riscatto.
«Una canzone — spiega Baglioni — dedicata a quanti avevano deciso di non volare per non cadere, di non guardare per non vedere, ma si sono resi conto che, anche se non hanno trovato la forza di vivere per un’idea, possono ribaltare il risultato nella partita con il destino. Fosse pure l’ultima cosa che faranno».

«Ho da parte centinaia di musiche. Come trovo l’ispirazione, in genere legata all’attualità, cerco nei miei appunti quella più adatta e la vesto con un testo legato al momento. Un tempo dovevo aspettare nove mesi o anche anni per inserirla nel prossimo album. Ma questa stagionatura forzata non fa bene alla canzone, le toglie lo smalto originale. E così, grazie alla Rete, arriva alla gente nei tempi giusti».

Ma il disco è morto? «Sì. È uno strumento superato. Per non parlare dei misfatti della discografia. Rivendico la libertà di potere decidere quale sarà la mia prossima tappa e di uscire dai riti mediatici di lancio».

E' il nuovo Claudio Baglioni, più lontano dalle regole stringenti, più vicino alla gente.


paolo pradolin
[redazione@lavocedivenezia.it]
Riproduzione Vietata
[22/07/2013]

http://www.lastampa.it/2013/07/22/societa/lazampa/claudio-baglioni-dedico-questo-brano-al-mio-piccolo-cane-che-non-sta-bene-Ap2NLCXIXqun0ae7sB2wCP/pagina.html
Claudio Baglioni: “Dedico questo brano al mio piccolo cane che non sta bene”


Il cantante, sul palco del Festival
Gaber, si commuove parlando
del suo fedele amico a quattrozampe
ANTONELLA MARIOTTI
“Vi chiedo scusa, non ho adempiuto ai miei doveri professionali, non ho provato oggi pomeriggio perchè avevo un piccolo problema con un affetto a casa”. E’ Claudio Baglioni che sabato scorso si è presentato emozionato e triste al pubblico del Festival Gaber a Viareggio. Chitarra al collo ha cantato senza i musicisti di Gaber, come invece avevano fatto tutti gli altri ospiti, il primo pezzo.

Il pubblico ha applaudito, emozionato, e tutti hanno pensato alla malattia di qualche parente. Poi il secondo pezzo. Questa volta Baglioni si siede al pianoforte, la voce si incrina e: “Canterò “Quando sarò capace di amare” e la dedico al mio piccolo cane che non sta bene e mi aspetta a casa”.

La platea della Cittadella del Carnevale rimane ammutolita e commossa, il cantautore canta con una passione e con un dolore che gli fanno incrinare la voce e l’ultima strofa si trasforma in una dedica: “Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni che se anche il fiume le potesse avere andrebbe sempre al mare. Così vorrei amare, come un cane”.

Applausi e lacrime tra il pubblico dove seduta in seconda fila c’era Rum una splendida Golden Retriver color nocciola, neanche tanto spaesata dalla gente e dalla musica ad alto volume, che accopagnava il suo umano, un giovane ragazzo disabile.

http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/articoli/1107582/claudio-baglioni-adesso-canto-la-mia-liberta-.shtml
12:27 - Claudio Baglioni, ospite del Festival Gaber al Caffè della Versiliana a Marina di Pietrasanta (Lucca), ha raccontato "L'ultima cosa che farò" il sesto singolo che uscirà il 23 luglio su iTunes e che farà parte dell'album "Con Voi". "E' una canzone che parla dell'idea di un riscatto, di non prendersi sulle spalle troppe responsabilità, di sentirsi liberi", ha detto il cantautore.

"Vorrei imbarcarmi in un'avventura che non ho mai fatto. - ha continuato - E sentirmi libero e questo, è il senso di questo progetto. Mi fa sentire libero ed è un grande stimolo per me e la scrittura dei brani".

Il cantautore è stato fra gli ospiti della serata conclusiva a Viareggio del Festival Gaber di cui ha spiegato di aver "sempre apprezzato la grande contemporaneità. Un giovane - ha aggiunto - dovrebbe avvicinarsi a uno come Gaber per necessità: è un periodo in cui sentiamo la mancanza dei grandi padri".

Infine Baglioni ha anche parlato del suo incontro con Papa Bergoglio: "Una grande emozione. Ho avuto la sensazione di un Papa in viaggio da tempo. A me piace moltissimo. E' un uomo sorridente e per questo ho osato dargli un cappellino a Lampedusa perché mi è sembrato un gesto 'normale' che potevo fare".

WEB LA REPUBBLICA DI E. ASSANTE
CLAUDIO Baglioni è arrivato in Versilia per due motivi. Il primo, più importante, era la partecipazione, sabato sera, al Festival Gaber, giunto dopo dieci anni alla fine del suo percorso. La seconda per un incontro, ieri pomeriggio, al Caffè della Versiliana, con Massimo Bernardini e Paolo Dal Bon, per raccontare per la prima volta in pubblico del suo progetto, "Con voi", un singolare "work in progress" che vede il cantautore romano tornare a realizzare il suo primo disco di inediti dopo dieci anni.

Come mai tutto questo tempo per tornare a scrivere canzoni nuove?
"Mi sembrava di essere arrivato alla fine, mi sembrava di aver fatto tutto quello che ero in grado fare. Invece ho deciso di cominciare a scrivere canzoni cercando di trovare un valore, un messaggio, qualcosa che potesse avere senso insieme agli altri, non per gli altri. Un lavoro in progress che mi porta a riconquistare il tempo, essere contemporaneo. Il pubblico serve, non si parla a un teatro vuoto o in assenza di un destinatario. Ma non c'è bisogno di benedire le folle e seguire una liturgia, il percorso non è rettilineo, accadono tante cose e spesso si cambia. Quello con il pubblico è un rapporto che deve essere dinamico e a fine carriera, o almeno in un momento in cui mi è chiaro che la maggior parte del mio percorso l'ho fatta, mi sembrava importante provare a fare una cosa in cui nel legame con il pubblico in cui io non dia per scontato. In passato ho fatto errori quando andavo sul velluto, quando ero troppo sicuro, pensavo di sapere tutto. Oggi so che era solo gloria e la gloria non serve".

Cambia il suo modo di scrivere canzoni, dunque?
"Uno dei proponimenti di questo progetto era mirare a scrivere canzoni che fossero argomenti, capitoli. Può magari sembrare ambizioso o presupponente ma bisogna pure provare, altrimenti tanto vale darsi ad altro. L'idea era quella di una canzone che sia racconto, un'illustrazione complessiva. Facile non è ovviamente, ma c'è la potenza della musica, che per quanto si muova su territori percorsi da secoli, e negli ultimi duecento anni sia stata scritta tutta e con dodici, quattordici note è difficile creare cose davvero nuove e stimolanti, offre sempre delle straordinarie sorprese. Io ci credo ancora, mi commuovo, io provo un emozione e vorrei che la musica fosse ancora, di nuovo, un grande mare che ti travolge, non solo per stare insieme, ma per crescere".


È ancora possibile, quindi, scrivere canzoni importanti? Che riescono a intervenire sulla realtà?
"Penso che non si possa chiedere questo a un artista, quello che fa è altro. Può essere stimolante, può essere scomodo, ma non ha il compito di dirigere il mondo. O dare una ricetta per farlo. L'artista è un altro tipo di creatura".

Ma può veder cose che noi non vediamo...
"Non credo che l'artista guardi la realtà in maniera geniale, ma che abbia la fortuna di avere tra le mani una materia che gli consente, con le parole, i gesti, i colori, le immagini, i suoni, di rendere i suoi racconti emozionanti. Io sono qui e parlo, ma così servo meno, servo più se canto. Anche Gaber era cosi, era un artista che si trovava in mezzo alla gente e cercava di ingombrargli la vita. Certo, uno che si mette in testa di fare il teatro canzone era certamente ambizioso, che voleva far diventare la canzone qualcosa di più grande".

È in parte quello che vuole realizzare lei con questo nuovo progetto?
"No, molto meno, vorrei poter acquisire nuovamente il piacere di un rapporto con le cose che ci sono intorno. Per troppi lambiccarsi il cervello abbiamo perso l'idea del contatto, non riusciamo a sostenere lo sguardo degli altri. Ecco vorrei fare questo, imbarcarmi in un avventura che non ho mai avuto il coraggio di fare".

Ovvero?
"Cominciare un progetto del quale non conosco il finale. L'avventura è cominciata a maggio, ma l'inizio è molto precedente. Io in questi dieci anni ho continuato a scrivere, prendevo appunti ovunque, fogli, scatole, ovunque. Alla fine avevo tanta di quella roba che non sapevo come utilizzare. Ho chiamato un mio collaboratore per farmi aiutare a capire cosa fosse degno di essere ricordato. E quindi ho tanto materiale, ma le prossime canzoni non sono scritte, sono tutte per aria, alcune mezze arrangiate, e non so cosa prevedere. Prevedo che la Sony prima o poi chiederà una raccolta. Si farà anche un disco, magari dei concerti. Ma nulla è deciso. E questo mi sembra fantastico".



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