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domenica 3 maggio 2015

CLAUDIO BAGLIONI SCRIVE SU FACEBOOK IL 2 MAGGIO 2015

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C'è poco rumore qua intorno.
Quell'aria svuotata di suono e di gente di un giorno di festa.
E in questo periodo, di giorni di festa, ce ne stanno parecchi.
Natale di Roma, 25 di aprile e poi il primomaggio.
Mi torna alla mente zio Enrico, controllore sui treni,
che in questo tempo di tanti anni fa
viaggiava un po' meno e si prendeva pure qualche giorno di ferie
e io così lo vedevo più spesso.
Che forza, zio Enrico, che spasso.
Con lui era festa davvero.
La testa rasata quasi a fil di capello
ch'era un gusto passarci la mano,
l'odore di fresco-colonia qualcosa
e il largo, tostato sorriso di guance,
mi portava, bambino e felice, al mare di Ostia.
" S'annamo a scoccia' ?"
diceva strizzando insù l'occhio sinistro
e andare a scocciarsi
non voleva dire annoiarsi, tediarsi o rompersi le scatolette
ma mettersi a coccia in giù, a testa sotto
e fare le capriole sulla morbida sabbia.
L'acqua era ancora gelata
e mica potevi provare a bagnarti
ma il divertimento era bello che assicurato da quelle scocciate acrobatiche.
Un pomeriggio di lampi di sole a far perno sul capo,
spingersi su con le gambe e, quindi, catapultarsi in avanti
con il mondo che si girava con tutto se stesso
in una mezza rivoluzione.
E io che ridevo ogni volta che tornavo, in qualche maniera, diritto.
E ridevo ogni volta che lo insinuava da complice
con la bocca stortata a sinistra
" S'annamo a scoccia' ?"
anche se poi, per qualche motivo, non ci si andava.
Bastava soltanto che l'ammiccasse e scoppiavo dal ridere
ad ogni battuta più acuto e più a lungo.
Fino a che cedevamo ambedue per stanchezza.
" Siamo i più forti " concludeva solenne zio Enrico,
nel silenzio che siglava il momento.
C'è poco rumore qua intorno.
Quell'aria svuotata di suono e di gente di un giorno di festa.
E in questo periodo, di giorni di festa, ce ne sono parecchi.
Come anche di feste.
Festa della Liberazione, benchè ci sentiamo un po' prigionieri e vessati.
La festa di tutti i lavoratori pure se siamo molto disoccupati.
L'Expo e la festa del cibo e ci scopriamo sempre più avvelenati e affamati.
Ma intanto noi festeggiamo.
Mille di questi giorni.
Mille e una notte che non finisce ancora.
Mille impavidi nerovestiti che sfidano eroicamente
vetrine, cassonetti e automobili
in mezzo a un corteo di dissenso motivato e maturo
le cui ragioni vanno a farsi friggere
tra gli incendi e il fumo dei lacrimogeni.
Mille squallidi ladri che rubano su appalti e concorsi
tra mafie, camorre e amministrazioni corrotte
e i tanti eloquenti discorsi sull'alimentazione,
la salute e la fame nel mondo.
Mille inutili politicanti che su ogni argomento
trovano il triste mezzuccio per specularci come conviene
e così lavoro, occupazione, giustizia e senso della comunità
si ammutoliscono nella rissa continua di twitter e i talkshow alla tv.
Alla fine di tutta la festa
chi ci guadagna son sempre quei pochi,
quelli di meno
ma che menano più forte e di più.
A zi', scusami tanto
ma non eravamo noi i più forti?
E non s'annamo manco più a scoccia'.
No, non più.
Se stamo soltanto a scoccia'.

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