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lunedì 10 febbraio 2014

INTERVISTA BAGLIONI DEL 10 FEBBRAIO 2014

Dalla gazzetta del sud
Baglioni, la vita
è sempre adesso
e io mi emoziono

Claudio punta anche sul web


di ENRICA SIMONETTI

e emozioni non provano mai stanchezza: lo dice da sempre Claudio Baglioni e ora lo dimostra mettendosi di nuovo in gioco con un tour, il «ConVoiTour» che arriverà a Bari

«CHI SI EMOZIONA
NON È MAI STANCO» Claudio Baglioni sarà a marzo
al Palaflorio di Bari


(al Palaflorio) il prossimo 8 marzo.  E non  solo: la prossima settimana Baglioni sarà anche a Sanremo. La  vita  è adesso... Claudio Baglioni,  cosa prova a sentire il calore del pubblico oggi come ieri? Cambia
con il tempo lo stato d'animo?
«È qualcosa che non si può spiegare. Si dice che certe cose bisogna  provarle, ma la verità è che nem- meno io – che sento questo calore e questa energia da tanti anni  – so spiegare cosa  significhino. È un'e- mozione che travolge ed alla quale non ci si
abitua mai. Un dono straor- dinario rispetto al quale c'è una  sola  cosa  da  fare: ri- mettersi in gioco fino in fon- do, senza risparmiarsi mai, per  provare a restituire al- meno  una  parte di  ciò  che questo  dono dà. Con il tempo tutto  cambia. È inevitabile. E,
dunque,  cambiano anche   gli stati d'animo. Ed è bene che sia così.  Se  vivessimo sempre g stessi  stati  d'animo  finirem con l'abituarci a tutto.  E – co scriveva il  grande Truman C
pote – “chi si abitua a tutto  tanto vale che muoia”. Vivere significa
cambiare e gli stati  d'animo  sono fondamentali: la vita ce ne regala sempre di nuovi  e loro ci regalano una  vita  sempre diversa. E' questo  scambio  che ci permette di vivere certe cose come se fosse sempre la prima volta e che rende questo viaggio un'esperienza che non smette mai di sorprendere».
«ConVoiTour» e il progetto che c'è dietro, con le uscite dei  singoli sul Web. Cosa propone di cambiare nel sistema del mercato discografico?
«In realtà non sono io che propongo di cambiare: è
il cambiamento che impone di farlo. La parola crisi, deriva da un verbo  greco che significa “scegliere”. Ogni giorno, siamo chiamati ad affrontare mille scel- te e, dunque, mille  crisi,  e spesso  non  ci rendiamo conto che scegliere è un'opportunità straordinaria. La vera crisi,  infatti, sarebbe non poter scegliere. Io ho scelto di cambiare il modo di realizzare e di pro- porre la  mia  musica, perché, da  tempo,  le nuove tecnologie hanno cambiato la scena,  riportando al centro del “mercato” della musica i singoli brani. Un

po’ come agli inizi degli anni ’60, quando gli album di fatto erano delle raccolte di singoli. “ConVoi” è figlio di questo clima: per questo l’album è stato un punto di arrivo e non di partenza; una raccolta di nuovi “sin- goli”. Ho deciso di mettere i nuovi pezzi su iTunes, a mano  a mano  che  li  ultimavo, perché avessero il tem-
po per farsi ascoltare e conoscere, e per rcare di restituire alle canzoni uell’attenzione e quella  dignità che – ggi  dove  tutto  si  brucia in  fretta - ischiavano di andare perdute. La Rete sarà nemica del “disco”, ma certo non è nemica della musica e credo sia un errore considerarla tale».
Andiamo   indietro con  il  tempo... Potremmo ricordare insieme quel giorno in cui Pippo Baudo  la pre- sentò al  concorso «Fuori  la  vo-
ce»?
«Avevo  diciassette anni.   I di- ciassette anni di allora, non quelli
gi. Io ero un ragazzino di periferia, lui era la televisione con la t maiuscola. L'emozione era così forte che ancora mi chiedo come quel ragazzino – timido  e impacciato -  sia  riuscito a sopravvivere. Probabilmente è stato merito della musica. Ha preso lei le redini del gioco ed è riuscita a guidarmi in porto. Da allora  ho  capito  che,  se  l'avessi  seguita, sarei potuto arrivare ovunque».
Ma quali sono le persone che nella sua vita artistica e non solo hanno avuto più significato?
«Mio padre e mia madre, senza dubbio. Lui mi ha
insegnato l'onestà,  lei la passione. La passione è l'e- nergia che ha guidato ogni mio passo, sia personale che artistico; l'onestà – intellettuale e non solo - è la “bussola” che ha determinato le mie scelte ed i miei comportamenti. Riccardo e Silvia sono le stelle fisse che hanno guidato la mia navigazione. E ancora oggi è a loro che guardo  per non perdere la rotta e dare senso e valore a ciò che faccio».
C'è stato un periodo in cui lei alla fine degli anni 80 si è  praticamente ritirato dalla vita  pubblica. Cosa provava nel silenzio? La musica può mai tacere?
«La musica non può tacere  e non tacerà mai, per-ché è la voce dell'anima e l'anima è immortale. Solo che  – anche  se può sembrare un  controsenso – la musica ha bisogno del silenzio. Senza silenzio, infatti, non ci sarebbe spazio per la musica e, dunque, lei non esisterebbe. Chi scrive musica ha bisogno del silenzio per  «sentire» ciò  che  l'ispirazione gli  trasmette  e trasformarlo in musica, e chi ascolta  ha bisogno del silenzio  per sentire il prodotto dell'incontro tra ispi- razione ed artista. Il silenzio, dunque, è un elemento fondamentale e la musica e le parole  migliori sono quelle che non ce lo fanno rimpiangere».
Lampedusa, il mare dell'immigrazione e dei viaggi di morte senza fine. Quale la sua opinione?
«La mia opinione conta poco: è la politica che deve
cambiare opinione. Anzi: deve cambiare mentalità. Non mi  riferisco alla  politica italiana, parlo  della politica in generale, sia  quella  europea che quella internazionale. Da che mondo  è mondo,  la gente  si muove alla ricerca di condizioni di vita migliori. E' un fatto naturale, come le maree o le fasi della luna,  e nessuno può illudersi di fermarlo, così come nessuno è in grado di fermare le maree o le fasi lunari. Meno che meno oggi, in una società detta, non a caso, della “globalizzazione”. Il mondo è sempre più la casa di tutti e, quindi, l'uomo  è sempre più  inquilino del mondo. Dunque:  o ci si organizza per gestire questo fenomeno  o il conflitto  tra “mondo ricco” e “mondo povero” finirà col travolgere tutti, con costi umani, morali ed economici molto più pesanti di quelli che ci toccherà affrontare per governare le migrazioni. Do- ve ci sta  portando questa “globalizzazione dell'in- differenza” è drammaticamente evidente a tutti: una prospettiva tutt'altro che  nobile.  Si tratta, ora,  di capire che  sono  ben  altre  le categorie sulle  quali costruire una convivenza che possa dirsi civile e che nessuno – essere umano, Paese o Continente che sia – può pensare di edificare il proprio futuro sulle ma- cerie del presente dell'altro».
Sanremo 2014, cosa ci dobbiamo aspettare da Fazio e da Baglioni sul palco dell’Ariston?
«Un momento di grande forza e grande intensità,
capace  di appassionare,  coinvolgere, emozionare e regalare quell'indefinibile e inesauribile tonalità di energia che solo l'arte povera e breve della canzone è in grado di regalare».

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