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sabato 26 luglio 2014

CLAUDIO BAGLIONI PARLA DI FIORELLA MANNOIA

https://www.facebook.com/claudiobaglioniofficial
Ci incontrammo primi anni settanta.
Insieme facemmo un giro di presentazione
in alcuni teatri italiani
per i nostri album di esordio.
Io uno l'avevo già fatto.
Anzi uno e mezzo.
Per lei, credo che fosse il primo.
Free dimension, dimensione libera, si chiamava quel tour.
Con noi Riccardo Cocciante e il gruppo dei Cyan.
Fiorella appena una ragazzina.
Io un giovanottino.
Per la verità, son sempre stato convinto,
ma non glielo mai detto,
mai chiesto se può essere vero,
di averla vista e conosciuta qualche anno prima
ad un concorso di voci nuove
in uno stabilimento balneare
di quel di Torvajanica, a sud di Roma
presentato, pensate un po',
da Pippo Pennellone Baudo
anch'egli "ragazzo".
E lì eravamo piccoli piccoli.
Specie lei. Se era lei...
Nel 1973 giravamo un lungometraggio
tra le campagne laziali e quelle umbre.
Un videofilm pensato sulla musica e i testi
di Gira che ti rigira amore bello.
Il regista mi disse al telefono:
per la scena della fanciulla a cavallo
ho chiesto a una giovanissima amazzone:
Fiorella Mannoia.
Che bello, gridai, vengo subito!
Quando arrivai, Fiorella era a terra,
un poco ammaccata.
Avrebbe dovuto percorrere, a tutta velocità, il crinale della collina
come una splendida misteriosa visione,
ma un cavallo ignorante e per niente adatto alla cosa,
l'aveva disarcionata.
E tutti cademmo in un silenzio
tra dispiacere e imbarazzo.
Quella sequenza non fu più girata
né con lei né con nessun altro.
A distanza del tempo che è stato,
mi accorgo di non averle mai detto grazie.
Ciao Fiore.
Accetta la mia gratitudine e il mio buon ricordo.
Bisogna che una prossima volta e assai presto
si torni a correre insieme.
Magari un pezzo al galoppo sul confine del cielo.
Dimensione libera
perché siamo ancora gli stessi di allora.

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