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giovedì 20 settembre 2012

Baglioni, o'scià, la politica


http://www.leiweb.it/a/2012/claudio-baglioni-40955498895.shtml
Da chierichetto ad amico di Veltroni. “Oggi mi piace Casini e vorrei cambiare la legge sull'immigrazione”, dice Claudio Baglioni, che a Lampedusa organizza il festival dell'accoglienza

«I miei compagni di giochi erano “er sorcio”, “er mastino”, “er galleggiante” che a 14 anni anni faceva già l'idraulico». Era la stagione dei bar, dei pomeriggi buttati a chiacchierare intorno a un tavolino di formica, l'emancipazione laica conquistata dopo l'oratorio. «Quegli anni, però, sono stati fondamentali. In parrocchia servivo messa, facevo il chierichetto. E poi la fede ce l'ho ancora, forte». Comincia forse da lì l'avventura umana di Claudio Baglioni, ill cantautore più amato dagli italiani, 30 milioni di dischi venduti, 300 canzoni scritte, diventate la colonna sonora di questo paese da oltre 40 anni. «Sono un fortunato e questa è una ragione in più per cercare di aiutare gli altri. Guardare la sofferenza e dire “mi dispiace” non basta. Serve fare qualcosa». Dieci anni fa ha inventato O'Scià, un festival a sfondo sociale destinato ad affrontare, in musica e non solo, il problema delle migrazioni. Non per niente si tiene a Lampedusa, sempre alla fine di settembre, quest'anno comincia giovedì 27 e si chiude sabato 29

Si è cercato di regolare l'immigrazione con una legge, la Bossi-Fini. Non le piace?
«La questione non è se piace o meno, è vedere se funziona o no. Ed è del tutto evidente che questa legge non è servita, non ha risolto niente, è da rifare. Ma non è un fatto che riguarda gli onorevoli Bossi e Fini: in Italia c'è questo sistema per cui le leggi portano i nomi di chi le ha presentate e sembra che se uno non apprezza una legge è automaticamente nemico dei parlamentari che a quel provvedimento hanno dato il nome. Diamogli un numero, a queste leggi, così risolviamo il problema e cancelliamo pure un po' di polemiche inutili».
Come rifarebbe questa legge?
«Penso che la soluzione vada affrontata dall'inizio: diffondere la legalità, mettere in regola le persone, non farle lavorare in nero, capire che come abbiamo fatto noi emigrando in America, oggi c'è chi vuole migliorare la propria condizione di vita e venire da noi».
Baglioni, sa qual è l'obiezione classica a un ragionamento di questo tipo?
«Lo so, lo so, e me l'hanno fatta tante volte: “E allora prenditeli a casa tua”. Nel mio piccolo cerco di comportarmi al meglio, e intanto, da dieci anni, faccio O'Scià. La gente di Lampedusa è straordinaria e generosa. Quest'anno tutti gli operatori turistici hanno rinunciato a farsi pagare e ospitano, danno da mangiare e fanno muovere la gente gratis».

Come si svolge il festival?
«Staremo insieme. Questo è un momento in cui ci si ritrova fra musicisti, artisti, intellettuali per cantare e parlare di migrazione. La nostra è una generazione delusa. Sognavamo, anche perché ce l'avevano fatto credere, che il Duemila avrebbe portato, oltre alle macchine volanti, anche un mondo più giusto, senza fame, con meno malattie. Un miliardo e mezzo di persone non hanno cibo a sufficienza, la disuguaglianza ci divora, l'Africa rischia di affondare».
Sembra di ascoltare Veltroni.
«Walter, il mio amico Walter. Ci conosciamo da quando eravamo ragazzini. Lui andava all'istituto per la cinematografia e la tv e lì studiava anche una mia amica, sì, la mia fidanzatina di allora, Paola, quella che poi è diventata la mia prima moglie. Oltre che la madre di Giovanni, un ragazzone che oggi ha 30 anni: suonati, in tutti i sensi».
Baglioni col cuore a sinistra?
«Baglioni col cuore. Nella politica non mi ritrovo. In passato ho votato per i repubblicani: non so perché, ma mi sembravano seri. Qualche volta anche per i comunisti, ma soltanto quando c'era Berlinguer, poi mai più».
E la matrice cattolica?
«Ho molti amici missionari. Poi, se proprio devo collocarmi, diciamo che sono al centro, con un'attenzione maggiore verso le tematiche dei progressisti piuttosto che quelle conservatrici. Negli Stati Uniti sarei un liberal».
L'identikit del nuovo partito di Casini.
«Siamo amici». Anche con lui? «Sì, è una persona gradevole. Anche se devo dire che in quell'area mi piace molto il ministro Andrea Riccardi, finalmente una persona competente al posto giusto».
Quando è nato l'amore per Lampedusa?
«Ci vado da 15 anni. È un amore cominciato per caso, dopo un concerto a Palermo. Poi ho comprato una casa, a Cala Creta. Lampedusa dà questa idea di lontananza: è perfino esclusa dalle previsioni metereologiche». Il posto ideale per riflettere, comporre, scrivere. «Il posto giusto per cominciare a pensare di costruire un mondo migliore. Da dove partire? Per esempio dare la cittadinanza italiana a chi nasce qui anche se da genitori stranieri».
Corrado Ruggeri


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