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sabato 29 novembre 2014

PAOLA MASSARI PARLA DI SABATO POMERIGGIO E DEI CONCERTI DI CLAUDIO BAGLIONI

Sapete voi cosa significhi per me assistere ad un concerto di CB?
Ci pensavo stamani rincorrendo le suggestioni che affiorano al risveglio, sempre cariche della carezza intensa della notte
che tutto allevia, e insieme tutto rende intenso e più chiaro.
Innanzitutto il concerto.
Impeccabile.
Sobrio.
Appassionato.
Non un solo istante di distrazione.
Non un solo spazio alla stanchezza. (ché tre ore e un quarto non sono poche!)
Il filo conduttore di una classe inespugnabile, a dispetto delle insidie del tempo e dei cattivi consiglieri.
La professionalità che lascia percepire quanta attenzione, cura, meticolosità (ingredienti della sua eccellenza), siano sempre corredo svettante di una storia così lunga e ricca.
Per me?
Per me è un'infinito album di ricordi che sgorgano e inondano e assediano la memoria ed il cuore.
Di ognuno di quei capolavori di bellezza insostenibile, che si susseguono ignorando e trafiggendo spudoratamente i nostri cuori fragili. Per ogni parola, armonia, accordo, nota senza fine, c'è un'immagine. Meglio. Ce ne sono migliaia che sgomitano per la prima fila nelle grandi stanze della mia mente.
Mi domandavo ieri quanto lunga e prolifica e magnifica sia la grandezza di un patrimonio di note e parole, tale da non trovare lo spazio né il tempo per non essere raccontata che solo parzialmente.
Ieri sera, fra i mille pensieri e le suggestioni intense che mi attraversavano, sballottandomi gli archivi della memoria e i bypass metaforici del cuore, una piccola immagine che voglio donarvi, ha messo un segnalibro fra i ricordi.
La parola "passerotto".
Una parola "audace", a mio avviso, nella sua disarmante semplicità.
Audace perché così tenera, troppo per alcuni, non abbastanza per tacitare la spontaneità di un artista che però, perfino lui stesso, trovava azzardata di un possibile sentimentalismo.
Così, nella nostra prima casa, dove entrando bisognava schivare il biliardino presso il quale consumavamo tanto del nostro tempo di sposi bambini, sul tavolo del salotto, di cui il ricordo più chiaro è l'azzurro intenso della moquette, tra i fogli di musica e parole, quella parola scaturì dopo una ricerca che aveva bocciato ogni altro approdo.
Passerotto. Cosa ne pensi?
Passerotto?
Mmmmm.
Bella responsabilità mi dai.
Di quella parola entrarono subito a confliggere, nella mia smania di perfezione, queste due cose.
La tenerezza, la troppa tenerezza, forse. La verità della purezza dell'ispirazione.
Lui stesso cercava una risposta.
Ebbene. Il passerotto è colpa mia!
Io lo sapevo bene che fosse un po' "rischioso", tanto che qualche anno fa avrei dovuto cantargliele (tanto per restare in tema), a Vaschettino Rossi, che ancora non mandava giù il confronto con un successo forte della sua sola fulgidissima valenza. Privo di supporti ed appartenenze a correnti musicali che sanno garantire adesioni a scatola chiusa (parlo del "rock" e del suo potere primario di adescamento di pubblico).
E Claudio stesso vagliava l'ipotesi di prestare il fianco a quei detrattori che allora e per lungo tempo avrebbero colpito il dono della sua spontaneità che non impediva al sentimento di affiorare fresco e puro, mentre dall'altra parte la "critica" affilava la bieca lama del fraintendimento e tentava di infilzarne il suo vessillo.
E chissenefrega, pensai. E dissi!
Tu hai generato questa immagine, ed io ti dico che quella deve essere.
Passerotto sia.
E passerotto fu.
E ricordo che quando la cantava e la ricantava, faceva una faccina incerta, ancora in cerca di sostegno e conforto.
Che gli offrii fino a che lui, così tanto e profondamente bisognoso del conforto di un ristoro in cui poter specchiare la sua stessa anima, non ne trovò ancora una volta il riflesso nella mia.
E passerotto fu e sarà. Per sempre.
Ecco.
Questo piccolo frammento di cuore e della nostra storia è adesso vostro.
E se regalo lo considerate, sappiate che mai potrà compensare il ritorno del vostro amore immenso, che ho riconosciuto nell'abbraccio commovente di tutti coloro che ieri sera sono venuti a stringermi.
Quell'abbraccio l'ho consegnato a lui, nel mio messaggio notturno di complimenti, perché così come ho detto a lui, quell'amore, Ci appartiene…
Grazie a voi tutte splendide, piccole grandi anime…
‪#‎getupclà‬
Ps. Le "canzoni pipì" esistono.
Ne sono stata testimone.
E se non ci sono urgenze fisiologiche a orientarne la sopportazione, si procede con smanettamenti feroci di tablet e cellulari.
Tiè.

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