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sabato 24 novembre 2012

Il super Martedì della musica italiana


Se in America si parla di Supermartedi’ per il Superbowl (ma c’e’ ancora un bel po’ di tempo…), oggi La Stampa si inventa un Supermartedi’ italiano: il prossimo !!!

Guccini, Vasco, Jovanotti il supermartedì del rock

Lorenzo Jovanotti Cherubini, è appena uscito «Tensione evolutiva», primo degli otto brani inediti presenti nel best «Backup – Lorenzo 1987-2012», racconto in musica di 25 anni di carriera
Escono in contemporanea gli album di tre guru della musica italiana
punto di riferimento per generazioni diverse, dal ’68 ai Millennials
di piero negritorino
E’ il Supermartedì della canzone italiana, in un novembre 2012 che potrebbe passare alla storia come (l’ultimo) supermese della nostra musica. Il 27, martedì appunto, escono Francesco Guccini, con un album di inediti a otto anni dal precedente, Vasco Rossi – su cd, dvd e blu ray – con la cronaca completa del concerto dello scorso anno, e Jovanotti, con un’antologia in molteplici formati arricchita da inediti. Non solo: martedì 27 è il giorno di Italy Loves Emilia , quattro cd + 2 dvd che raccontano il concerto del 22 settembre a Campo Volo, con Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Elisa, Tiziano Ferro, Giorgia, Jovanotti, Ligabue, Litfiba, Fiorella Mannoia, Negramaro, Nomadi, Renato Zero e Zucchero. E tutto questo dopo che sono usciti album del tutto nuovi di Francesco De Gregori, Zucchero, Franco Battiato, Eros Ramazzotti, una raccolta antologica (con inediti) dei Negramaro, un disco riarrangiato di Tiziano Ferro, sedici dischi dal vivo di Fabrizio De André, un live di Ivano Fossati, un tributo di massa a Giorgio Gaber.

Si tratta, evidentemente – come rileva Leonardo Colombati, autore per Mondadori delle tremila pagine di La canzone italiana 1861-2011 – «dell’ultimo disperato tentativo dell’industria discografica di fare qualche euro con i cd», puntando tutto sui grandi nomi, adatti al mercato di fine anno.

Sarà. Ma è comunque vero che il fascino del confronto «all’americana», tutti sul mercato nel medesimo momento, rimane forte. Tanto più che i tre del Supermartedì sono perfetti rappresentanti di tre generazioni della nostra musica: se Guccini è per eccellenza il cantautore dylaniano apparso sul finire degli Anni 60 e Vasco Rossi è il prodotto migliore della stagione delle radio libere Anni 70, Jovanotti è il simbolo più evidente di quel processo di ibridazione tecnologica e del gusto che iniziò negli Anni 80. E cioè: Guccini, nato nel 1940, è la letteratura, la parola scritta; Vasco Rossi, classe 1952, è la radio, la parola detta; Jovanotti, del 1966, emerso negli anni della videomusica, è la parola vista.

Per registrare il nuovo disco, Guccini è tornato indietro di cent’anni, ha trasformato in studio il mulino che fu dei nonni a Pavana, Appennino tosco-emiliano, e con i musicisti ha suonato e cantato le canzoni di L’ultima Thule, otto come voleva l’antica consuetudine dei dischi in vinile, quattro per il lato A e quattro per il lato B. La prima canzone pubblicata si intitola L’ultima volta, e racconta di un amore adolescenziale mai consumato: si respira l’aria leopardiana di sempre, ma una certa insistenza sulla memoria (c’è una canzone sul 25 aprile 1945) e sugli addii fa pensare all’annuncio della conclusione di una storia pubblica lunga 45 anni.

Vasco Rossi l’addio al mestiere di rockstar l’ha dato proprio con il concerto dell’anno scorso, beccandosi anche i suoi primi fischi. Da qualche settimana è sparito anche da Facebook e dalla Rete, se non per una presenza molto istituzionale che non gli appartiene completamente, e i fan si interrogano (e interrogano anche i giornali) su quali saranno le sue prossime mosse. Il suo Live Kom 011, oltre che 2 cd e 2 dvd, è anche un film, che nel primo giorno di sala è stato il più visto in Italia. Se fu relativamente facile dimettersi da rockstar, le domande sul suo futuro si fanno sempre più pressanti.

Con Backup 1987-2012, Jovanotti conclude e celebra i primi 25 anni di attività. Tra le confezioni in uscita, una primizia assoluta, forse mondiale: la chiavetta Usb che contiene tutte (ma proprio tutte, anche quelle che forse preferirebbe dimenticare) le canzoni prodotte in questi anni. Sono seicento, probabilmente pari ai tatuaggi sul suo corpo (l’ultimo, recentissimo, rappresenta una giraffa, animale misterioso, bellissimo e del tutto inutile, come lui ama dire).

«Edmondo Berselli – commenta Colombati – paragonava Guccini a un cassettone di mogano, le sue canzoni sono di legno pesante. Devo dire che il suo disco è quello che mi incuriosisce di più. Per Vasco ho avuto un amore sconfinato, ma amo molto meno questo suo crepuscolo. Lui è stato fondamentale per la canzone italiana, la sua vita, più ancora dell’opera, è stata importantissima: Ligabue fa il rocker, lui era una rockstar. Mi piace anche Jovanotti, soprattutto per gli ultimi dischi, grazie ai quali è riuscito a salvarsi da un ruolo, quello del predicatore laico un po’ terzomondista, che rischiava di affossarlo. Lui è quello che suona più moderno, l’unico moderno in Italia con Tiziano Ferro: oggi la musica si ascolta in cuffia, non più con le casse, ma quasi nessuno ha saputo adeguarsi. Lui sì».

Da La Stampa

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