Solo Gesù ha più fascino Che emozione cantarlo
CLAUDIO
BAGLIONI
Ho sfiorato Papa Francesco a
Lampedusa, dopo la Messa per isolani e migranti. Il tempo di scambiare
due
parole e farmi contagiare dal suo
sorriso. Mi ha lasciato una sensazione di leggerezza, benessere
e
familiarità. Come un tuffo
rigenerante che, in un istante, porta via tensioni, ansie, preoccupazioni.
«C'è
speranza», ho sentito
istintivamente. Già il nome che aveva scelto era un gran bel segno. E poi quel
suo
primo «Buonasera». Quindi una
serie di gesti e messaggi: semplici, ma estremamente significativi. Se è
vero
che per due punti passa una ed una
sola retta, dato che papa Francesco di punti ne ha allineati ben più
di
due, la retta tracciata è
chiarissima. E, almeno per la mia personale sensibilità, affascinante. E poi la
lettera a
Scalfari, con lo straordinario
richiamo al primato della coscienza. Quindi le interviste in cui ha tratteggiato
il
ritratto di una Chiesa «povera»,
«ospedale da campo dopo la battaglia», per curare le ferite con
misericordia.
Parole chiare e inequivocabili,
come lo sono sempre state anche le parole di quel grande Francesco
del
quale il Papa ha adottato molto
più del nome. È come se, per tanto tempo, avessimo guardato nella
direzione
sbagliata. Un amico passava, ci ha
visti e, con la disarmante semplicità della verità, ci ha invitati a girarci
e
tutto è apparso subito più chiaro.
Non credo sia una sensazione solo mia, ma l'avvento di papa Francesco
ci
ha resi più sereni riguardo al
presente e più fiduciosi nel futuro. E non è poco in tempi come questi. Per
molti
e anche per me, la figura di
Francesco d'Assisi è, dopo quella di Gesù, la più affascinante della
cristianità.
Ricordo l'emozione, molti anni fa,
quando fui scelto per interpretare Dolce sentire e i brani della
colonna
sonora di Fratello Sole, Sorella
Luna , il film ispirato alla vita del Santo, che valse a Franco Zeffirelli il
David di
Donatello del '72. Essere la voce
cantante di san Francesco è stato un grandissimo privilegio. Qualche
tempo
dopo, forse ancora per la
suggestione suscitata dal film, andai ad Assisi per visitare i luoghi di
Francesco.
L'impressione più forte venne
dalla Porziuncola: una minuscola chiesetta - pochi metri quadri - tra le
prime
riparate da san Francesco. Quello
che mi colpì non fu tanto lei, quanto la Basilica che le era stata
costruita
intorno. Un volume gigantesco che,
edificato per proteggere il più piccolo, aveva finito col
sovrastarlo,
soffocandolo e nascondendolo agli
occhi del mondo. Il contrasto tra la Basilica e la chiesetta mi sembrò
la
sintesi drammatica del rapporto
tra la Chiesa-potere e la Chiesa-missione e povertà della quale parlava
quel
Francesco. La stessa di cui parla
anche questo Francesco. Forse mi sbaglio, ma ho l'impressione che
l'amico
del quale parlavo ci inviti a
spostare lo sguardo dalla Basilica alla chiesetta, per non perdere mai di
vista
l'essenza autentica del messaggio
cristiano: l'amore quotidiano. Ai molti laudato si' del Cantico delle
Creature
viene, quindi, voglia di
aggiungerne uno per fratello Francesco, venuto dalla fine del mondo forse perché
il
mondo ritrovi un fine. Quello di non smettere mai
d'imparare a vivere Sorella Vita.
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