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giovedì 11 dicembre 2014

PAOLA MASSARI RACCONTI DI VITA CON CLAUDIO BAGLIONI 3 PARTE

Nulla è eterno.
Nessuno meglio di me lo sa.
Nessuno meglio di me lo teme
e ci gioca a rimpiattino.
E quando può, gli fa lo sgambetto.
Quando ero piccola e fino a non troppi anni fa ero intimamente convinta che non sarei morta mai.
Che la vita mi avesse, chissà perché, prescelta per un esperimento di immortalità, e mai fermato il respiro.
E così guardavo da lontano quell'umanità piccina che si dibatteva per ingannare il tempo concessole in attesa della morte. Dall'alto del mio segretissimo privilegio avanzavo avvolta in quella stramba certezza.
Poi, comprensibilmente, ho capito che il destino avrebbe sepolto e zittito anche me per sempre.
Fu una rivelazione dolorosa.
La bambina che è in me l'accolse stizzita.
Ma l'accolse.
È da allora, forse, che ho cominciato a indirizzare ogni mia energia e sentimento unicamente verso l'edificazione di un altro eterno.
Quaggiù.
L'ho fatto alimentando quanto già abitava il mio animo.
L'ho fatto dando da mangiare e da bere alla sola cosa che sapevo non sarebbe mai finita.
La mia anima e il suo proprio corpo.
E il suo corpo è l'intangibile messo insieme da un groviglio di sentimenti e percezioni, valori, impulsi, carne e astrazione. Un insieme di elementi che le danno vita maggiore di quella che si può mordere e ingoiare, o sputare via.
Ho vissuto, oltre 40 anni fa, e per un certo periodo, nascosta in una stanza buia, quando chi bussava alla nostra porta non sapeva e non doveva sapere che avessi sposato chi non aveva diritto di farlo perché passibile di "dimenticanza".
Già allora la mia vita, pur senza che lo sapeste, era stata dedicata a voi, dalla mia stessa vita.
In quel buio, dove vedevo danzare in un fascio di luce obliqua l' impalpabile via lattea di una polvere dorata, immaginavo il mondo fuori, di chi non doveva nascondersi.
Ma non mi crucciavo.
Ero la bambina di un favola dove c'è il lupo cattivo, e pure il principe.
Ed io sapevo che il mio principe era fuori ad aspettarmi.
Non è stata la mia vita, una vita qualunque,
sebbene io ami appartenere proprio al mondo dei chiunque.
Seppure io sappia baciare un barbone, accarezzare un ragazzo africano piovuto sulla mia strada, dividere la polenta o una grappa con un amico montanaro. E proprio lì abbia trovato il senso di me.
Non lo è stata e non ha mai buttato via nulla di ciò che le è stato offerto.
La mia vita ha un solo inizio e avrà una sola fine.
Tutto quello che c'è in mezzo è sacro, e come sacro l'ho trattato.
Non c'è per me nulla, non un prima, né un poi, un ex di nulla, una convenzione banale, un dictat comportamentale, culturale.
Nulla di ciò voglio che governi la mia vita.
Per questo appare insolito e stridente che io ancora ami tanto chi non ho più vicino.
Tranquilli tutti coloro che mi considerino insidia.
Io non conosco il limite dell'omologazione, e per questo me ne faccio beffe.
Come?
Amando.
Io ho abitato col mio principe e il mio figlio-miracolo una dimensione che ho inseguito e coltivato
e che voglio vivere ancora, seppure intimamente, e meritare, per meritare la vita.
Io devo però prendere le distanze dal fraintendimento che mi viene gettato addosso, generato dalla proiezione che ognuno fa di sé sull'altro, materia dettata dai propri limiti o dai propri talenti.
È molto semplice capire un personalità.
Essa misurerà gli altri con il proprio metro, investirà delle proprie competenze, della propria nobiltà, o della propria mediocrità chi sia passibile di giudizio.
Siamo specchi. Riflettiamo noi stessi negli altri, e ci riconosciamo in ciò che ci assomiglia.
Ci assimiliamo in ordine alle affinità. Ci spalleggiamo nella calunnia, come nell'eleganza.
Così anche io, che tanto mi sono orientata verso il Bene, posso diventare una "nobildonna di merda che mangia pane a tradimento da anni". Chi mi interpreta così, non fa che un ritratto di se stessa.
Possiamo essere concepiti mostri da un mostro.
Bellezza dalla bellezza.
Non è questo fortuito, non è inciampo, e non è eccesso, nel mio caso.
Questo è quanto ordinato mi fosse imputato da chi quell'uomo non lo ama affatto.
Così ho conosciuto la realtà a me ignota del male.
Che mi bracca ormai da tanti anni.
Che mi calunnia e mi denigra ossessivamente.
Questo è.
Ho cercato disperatamente di preservare intatti i sentimenti che non conoscono e non devono conoscerete regole, nemmeno quelle di matrimoni o contratti.
Ci sono cose che davvero abitano stanze infinitamente più grandi di quelle della nostra umile e finita vita terrena.
Io vivo già là, e talora cerco di "tentare", di sedurre il mio prossimo, che amo più di me, e non quanto me, ma davvero.
Cerco di trascinarlo in quella dimensione che non conosce miserie,
quel posto dove trionfa la bellezza che non sa, non conosce mediocrità.
Ed io vi invito ancora e sempre a guardare, con me, o senza me, a quell'infinito che già ci appartiene, ADESSO!
Perché non muoia.
Perché sconfigga ogni contingenza e ci consegni al Cielo
Con Amore
‪#‎paolavostra‬
Ps in quella stanza ci stavo bene.
Là torno ogni notte, a cercare me...

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