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domenica 7 dicembre 2014

PAOLA MASSARI RACCONTI DI VITA CON CLAUDIO BAGLIONI PARTE 2

Ancora un po' di me, di noi, per Voi:
Scrivo con la matita
perché amo quella apparente provvisorietà del tratto che tanto mi assomiglia.
Come tutto ciò che viene detto sottovoce, ma non per questo ha meno peso.
La precarietà di ciò che un semplice pezzetto di gomma può far sparire per sempre, seppure spaventi, a me conforta.
Perché è un'ammissione del mio stesso labile confine.
È il diniego alle certezze.
È consapevolezza di un vivere incerto che nulla comanda, se non un presente effimero.
Ma se dunque c'è coscienza di questa fragilità, cosa mai si fa sostanza e merito di abitare come certezza in noi?
Nulla. O tutto. Oppure quanto fra il tutto e il nulla finisce col sedimentare al termine di questo conflitto di selezione.
Oggi leggo meno. Ma per anni ho girato con una matita in tasca, per essere sempre pronta a sottolineare tutto quanto mi apparisse meritevole di una sosta. Ben sapendo che lì, con quel tratto, sarebbe finito incatenato e senza più altra meta, quel pensiero fissato da una riga ondulata. (e che strazio quando il segno curvava deviando dalla sua linearità).
Da Lui, imparai a sottolineare.
Ricordo i lunghi periodi che precedevano la Creazione.
Un tempo sospeso fra riflessione, lettura, ricerca, in sé, fuori da sé.
E una matita a fissare l'incrocio fra l'altrui e il proprio pensiero, quando essi si specchiavano in uno stesso inciampo. Un corto circuito di percezioni, innamorate del riconoscersi.
Non c'è nulla più che mi incuriosisca in una persona, che mi dia risposte sulla sua essenza, che lo sbirciare le sue sottolineature su un libro.
Lo ammetto.
Le sue, non sempre le comprendevo.
Mi sorprendevano per la minuziosità di un percezione diversamente incapace di catturare me. Per la semplicità del suo soffermarsi più spesso su un dettaglio minuto, piuttosto che su grandi concetti.
Talora mi domandavo: ma perché mai avrà sottolineato questa frase, così apparentemente semplice, incapace di sollecitarmi la mente. Perché...
Eppure un giorno successe una cosa che mi colse impreparata e sorpresa, forse inadeguata.
Lui mi disse: Mi sottolinei questo libro?
Io? E come avrei potuto sostituirmi alla sua stessa anima?
Come e quanto incredibilmente lusinghiero e perfino azzardato era chiedere in prestito alla sua dimensione tanto imponente, la mia, così piccola e ignara della sua stessa grandezza?
Non ne fui così felice, per la troppa rischiosa lusinga, che sapevo non essere all'altezza di una delega tanto importante.
Ci provai. Non ho mai avuto verifica né conferma dell'utilità di quel mio apporto.
Lui solo sa cosa ne fu delle mie linee incerte e prudenti.
E non ho mai saputo se davvero sia stata all'altezza di quel mandato.
Se la mia e la sua anima fossero davvero sovrapponibili.
E, in fondo in fondo, spero e credo proprio di no.
Nulla di ciò che concorre alla grandezza dell'Arte necessita di gratitudine.
Perché l'Arte è materia inafferrabile e compiuta, indipendentemente dal suo lievitare...

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