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giovedì 6 marzo 2014

DISGUIDI AL CONCERTO DI CASERTA DI BAGLIONI

http://www.paralleloquarantuno.it/articoli/baglioni-canta-e-io-mi-vergogno-di-essere-campana.html
Aspettavo da settembre scorso la data del concerto di Claudio Baglioni. Ho conservato gelosamente il biglietto quando, agli inizi di ottobre, gli organizzatori hanno annunciato che, a causa di una laringo-faringite, le date previste al Palapartenope di Napoli erano state rimandate al 4 e 5 marzo al Palamaggiò di Caserta. E la data è arrivata.

Insieme a delle amiche sono partita da casa con più di due ore di anticipo, così da accaparrarci dei buoni posti: i 40 euro spesi per il biglietto ci davano diritto a un posto non numerato sulle gradinate, dalle quali comunque la vista è ottima.

Tempo inclemente, e ci siamo ritrovate davanti le prime difficoltà: una fila interminabile di gente che, ancora più previdente di noi, stava lì dal pomeriggio.

Con me c’era anche Maria Pia, reduce dall’ultimo intervento: arrivate ai cancelli, la vigilanza privata, molto cortesemente, ci ha fatto entrare da un ingresso laterale per evitare possibili spintoni. Fin qui, tutto regolare. Una volta dentro, però, ci siamo ritrovate in quattro in un girone dell’inferno di Dante.

Un quarto dei posti del palazzetto erano inagibili per lavori di ristrutturazione, o inutilizzabili per le copiose infiltrazioni di pioggia. Peccato che gli organizzatori avessero trascurato il particolare, vendendo comunque i biglietti per un numero decisamente superiore ai posti disponibili.

Grazie al largo anticipo siamo riuscite a trovare quattro posti asciutti e decorosi e ci siamo sistemate in attesa. Dieci minuti prima delle 21.00, ora prevista per l’inizio del concerto, al Palamaggiò succede l’impossibile: gente in piedi sulle balconate, seduta sulle scale ad impedire ogni possibile spostamento, qualcuno pure seduto sotto l’acqua che gocciolava dal soffitto pur di non perdersi il concerto.

A quel punto, decido di protestare: fra gli improperi di quanti si erano comodamente sistemati sulle scale, sprezzanti di ogni più elementare norma di sicurezza (se ci fosse stata un’emergenza sarebbe successa una catastrofe) riesco a scendere, e chiedo di parlare con i responsabili dell’organizzazione.

Io speriamo che me la cavo: il responsabile “ten’ che fà”, i vigili del fuoco – ne ho incontrati giusto due o tre – non sanno da dove iniziare, né dove far spostare le persone, gli addetti alla security privata del servizio d’ordine mi rispondono che “il nostro compito è solo controllare la validità del biglietto”.

Chiamo il 112 e mi rispondono che faranno intervenire la pattuglia già sul posto, ma, su mia insistenza, i carabinieri in divisa all’ingresso rispondono che loro non possono farci nulla, gli agenti della Guardia di finanza che “non è compito loro”, i poliziotti che “dovrei parlare con gli organizzatori”. E ricomincio il giro, fino a quando un tizio con un distintivo metallico non bene identificato mi chiede i documenti perché IO “sto creando disordine”, che “come ho pagato io hanno pagato pure quelli in piedi o seduti sulle scale” e che se avessi continuato a protestare sarebbe stato costretto a farmi allontanare.

A quel punto Claudio aveva iniziato a cantare da un po’, così sono tornata zitta zitta al mio posticino fra le proteste di quanti hanno dovuto spostarsi nuovamente per farmi salire.

Mi sono vergognata, ancora una volta, di essere campana: credo che solo da noi si possa pensare di utilizzare una struttura con dei lavori in corso per un evento del genere, vendendo posti a sedere che non ci sono e mettendo a repentaglio quanti decidono, e neanche tanto a buon prezzo, di seguire il loro beniamino in concerto.

Baglioni, a 63 anni, ha retto il palcoscenico per tre ore ininterrotte, facendo come al solito cantare tre generazioni di spettatori presenti: non so se qualcuno lo abbia messo a conoscenza della disorganizzazione e del pressapochismo degli organizzatori casertani, ma sicuramente, se ieri sera ci fosse stata un’emergenza, con tutte le persone “accoccolate ad ascoltare”, una serata di festa si sarebbe trasformata in tragedia.

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